Dal letto d’ospedale al palco di Rimini: fiction istituzionale in diretta.
Ore 3. Occhi spalancati nel buio come due fari accesi nel nulla. Il cervello ha deciso di organizzare una maratona di pensieri senza avvisare. Tanto per gradire, WhatsApp mi regala una sorpresa: un caro amico di lavoro mi scrive che oggi pomeriggio, visto che sarò a Massafra per la solita sfilata in ospedale, passerà a salutarmi. Bella mossa. Sorrido e sono contento per questo bel pensiero.
Ci vuole poco per far sorridere uno che alle 3 di notte è già in piedi.
Ore 4. Indovinate chi è ancora sveglio? Esatto. L’ansia pre-chemioterapia è una bestia elegante: arriva puntuale e si mette comoda. Forse è ansia da prestazione. Dovrei iniziare a chiedermi se merita un applauso ogni volta che vince lei.
Ore 6. La sveglia suona e io faccio il conto: quattro ore di sonno, tutte messe insieme a cucire un patchwork di micro-sonnellini. Caffè, pillole varie, la solita routine del guerriero che si prepara all’arena.
Ore 7. Messaggio motivazionale al gruppo degli ecoattivi che oggi pomeriggio si trasformeranno in supereroi con guanti e sacchi neri per raccogliere e ripulire da bottiglie di vetro e plastica in un angolo di Statte. Loro sì che fanno politica vera: non parlano, raccolgono e rendono bellezza. La chiamano cittadinanza attiva, io la chiamo “gente che ha davvero a cuore il proprio paese”.
Ore 7.30. Lettino della clinica, parte la giostra. Anche oggi in camera da solo. Non che mi dispiaccia: meno gente in sofferenza, più silenzio per le mie riflessioni acide.
Ore 10.30. Uscito dalla stanza, un’altra chemio archiviata. Sabrina mi fissa con quell’aria dolce e mi ricorda l’appuntamento della prossima settimana. Puntualissima, lei.
Via verso casa. Ringrazio mentalmente mio figlio Vittorio: lui che, al posto di una vacanza, sta usando le ferie per accompagnarmi in questa avventura tossica (letteralmente). Grazie anche alla sua azienda e ai suoi colleghi, che non gli mettono i bastoni tra le ruote.
Ah, la Legge 104? Lì, ferma al palo. Lo Stato è lento, ma la malattia no. Vittorio, tu sì che sei il vero sostegno.
Ore 11. Finalmente a letto. La chemio lascia il suo biglietto da visita: spossatezza e sintomi assortiti. Mi sdraio, accendo la TV, mi affido a La7.
Ed eccola lì, in diretta dal palco del Meeting di Rimini: Giorgia Meloni, con la sua voce impostata, che ci regala perle tipo: “Non lasciare indietro gli ultimi”, “Valorizzare il capitale umano”, “Il diritto alla salute”.
Rimango immobile. Rifletto. Poi quasi salto dal letto.
Ma signora presidente… a Taranto il diritto alla salute è come un unicorno: tutti ne parlano, nessuno l’ha mai visto. E sentirlo urlare da lei, proprio mentre un ministro del suo governo come Adolfo Urso ci ha messo il timbro ufficiale del sacrificio, beh… è come sentirsi dire che Babbo Natale esiste.
Sì, anche i governi precedenti ci hanno trattato da discarica a cielo aperto, è vero. Complimenti anche a voi per la coerenza.
Fine prima parte.
Mi ritiro tra cuscini e sarcasmo per recuperare energie: il resto della giornata lo racconterò nella prossima puntata di questo reality show involontario che è la mia vita.