lunedì 11 agosto 2025

📝 Diario di bordo n° 25 – Agosto 2025

📝 Diario di bordo n° 25 – Agosto 2025
"Quando il destino decide di divertirsi a tue spese"

Un’estate indimenticabile, dicevano.
Caldo, mare, granite e qualche serata con il vento buono… 
Tutto potevo immaginare, tranne quello che mi è piovuto tra capo e collo.
Ma noi tarantini certe “sorprese” dobbiamo metterle in preventivo: se piove, non è acqua, è polvere rossa; se tira vento, non è aria, è un bouquet chimico gentilmente offerto dall’industria pesante. E se finalmente splende il sole, e pensi di respirare… stai solo annusando la prossima batosta.

Ma quest’anno, oltre alle “specialità” locali, ci si è messo pure il caro vacanze.
Gli stabilimenti balneari hanno trasformato l’ombrellone in un lusso da collezionisti, il gelato è diventato un investimento a medio termine e un panino sul lungomare ti fa chiedere se non sia ripieno di lingotti.
Il potere d’acquisto delle famiglie? Un ricordo sbiadito. Ormai è più facile trovare una conchiglia intatta a San Vito che una famiglia che possa permettersi una settimana di ferie senza andare in rosso in banca.

E così ti ritrovi a fare vacanze “alternative”: giardino di casa, sedia di plastica, ventilatore anni ’90 e vista mozzafiato… sul giardino del vicino. 
Oppure il grande classico tarantino: uscita serale “a prendere il fresco” che dura venti minuti, giusto il tempo di sentire la puzza e tornare indietro bestemmiando tra sé e sé.

Perché la verità è questa: l’estate, qui, non te la godi… la sopravvivi.
Tra le batoste economiche e quelle ambientali, ti arrivano addosso come una raffica di schiaffi a cielo aperto. E tu, che potresti anche incazzarti, alla fine alzi il sopracciglio e vai avanti.

Ma poi arriva sera. Il sole scende piano sulla città e il cielo si accende di arancio, rosso e oro.
E in quell’istante, Taranto ti strega di nuovo. Ti ricorda che, nonostante tutto, lei è capace di regalarti tramonti che non trovi in nessuna brochure, emozioni che non hanno prezzo e un amore che nessuna crisi, nessuna fabbrica e nessuna batosta riuscirà mai a spegnere.

E mentre resti lì, con gli occhi pieni di bellezza, qualcuno da Roma pensa bene di chiedere ai tarantini un altro sacrificio, un’altra “pazienza”, un’altra ferita per il caso ILVA.
Bene, cari signori: di sacrifici qui ne abbiamo fatti abbastanza. Non vi azzardate a chiedercene ancora. Il pugno sul tavolo lo sbattiamo noi, questa volta.

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