martedì 19 agosto 2025

📝 Diario di bordo n°27 – Agosto 2025

📝 Diario di bordo n°27 – Agosto 2025
La giostra della terapia e delle discariche.

Sveglia presto, come sempre. Pillola per lo stomaco, compressa per la pressione e il caffè bollente che ormai sa più di rito che di piacere. Pronto per la giostra del giorno: il quarto ciclo. All’andata, per scaramanzia o per cocciutaggine, guido sempre io. Arriviamo in clinica alle 7: porte chiuse. Un cartello: “Si entra alle 7,30”. Evabbè, pazienza.

Alle 7,30 spaccate si aprono le porte. Salgo le scale, come sempre passo dalla Madonnina — fedele guardiana silenziosa che in ogni ospedale o clinica trovi nascosta in un angolo, a ricordarci che la speranza non ha bisogno di grandi altari, basta uno sguardo. Poi il reparto. Svolto il corridoio e... sorpresa: dieci persone già in coda. Ma da dove sono sbucati? Mistero della fede… o della logistica ospedaliera.

Arriva Sabrina, l’infermiera tuttofare, che con la destrezza di un vigile a piazza Venezia smista i pazienti sui lettini. Io mi accomodo, pronto per la solita corsa in giostra.

E mentre scorrono i medicinali, scorrono anche i pensieri. Perché racconto tutto questo? Per piagnisteo? No. Per collezionare like? Neanche. Racconto perché conoscere è importante. Perché raccontare aiuta a sapere come smontare la paura, a riderci sopra, a guardare il mostro negli occhi e dirgli: “Oggi guidi tu, ma domani torno io al volante.”

E poi c’è il conforto vostro, delle vostre parole, dei messaggi, delle carezze virtuali che non sono mai finte. Perché quando si lotta, la vera cura è non sentirsi soli.

Ma mentre io combatto qui, sul mio lettino, penso al mio paese, Statte. Penso a quella nuova “invenzione”: un ulteriore impianto per il “recupero e valorizzazione dei rifiuti”. 
Tradotto: una discarica. 
L’ARPA ha detto no, pericolosa per salute e ambiente. Ma la Provincia dice sì. 
E noi? Noi che viviamo già stretti fra ex-ILVA, discariche, emissioni, polveri, tumori… dovremmo pure ringraziare?

E intanto, i nostri politici locali? Fantasmi.
I partiti? Mutissimi. 
Il solito copione: chi dovrebbe difenderti, ti lascia al tuo destino.

Basta. Abbiate pietà. Taranto non è un sacrificio da offrire sull’altare del profitto. Taranto e i tarantini hanno già pagato abbastanza.

Perdonate questo sfogo. Ma quando è troppo, è troppo.
E ricordatevi una cosa: qui non ci sono vittime rassegnate. Qui c’è un popolo che, anche se ferito, resiste. Perché noi tarantini non abbiamo scelto la lotta… ma la lotta ha scelto noi.

E vi garantisco che non molleremo mai.
E nel frattempo scrivo ... 🖋

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