sabato 23 agosto 2025

📝 Diario di bordo n°32 – Agosto 2025

📝 Diario di bordo n°32 – Agosto 2025
Navigare tra le tempeste globali e quelle interiori.

Il periodo storico che stiamo vivendo ha una pesantezza quasi palpabile. È come camminare su una faglia sismica: ogni giorno arrivano nuove scosse (geopolitiche, ambientali, sociali) che minacciano di far crollare quelle certezze che, forse ingenuamente, credevamo stabili.

Mentre scrivo, penso a mercoledì mattina: quinta seduta di chemioterapia. Un’altra tappa di questo viaggio che non ho scelto, ma che sto affrontando con la determinazione di chi sa che la vita, nonostante tutto, vale sempre la lotta. E forse proprio questo mio percorso personale mi fa guardare anche il mondo con occhi diversi: più attenti, più spogli di illusioni, ma anche più capaci di cogliere la bellezza nelle crepe.

Le guerre di oggi non sono più quelle raccontate nei libri di storia. Sono ibride, invisibili, si combattono nei cieli e nel cyberspazio, dentro le nostre case, nei nostri cellulari. Sono guerre che erodono la verità, che alimentano paura e odio. L’ombra di conflitti tra superpotenze e arsenali nucleari è tornata a farsi lunga, come un fantasma che credevamo sepolto con la Guerra Fredda.

E i disastri ambientali non sono più “eventi naturali”. Sono la fattura salata di decenni di progresso miope. Incendi, inondazioni, siccità: ogni fenomeno estremo è un campanello d’allarme che la politica sembra incapace di ascoltare. Siamo circondati da leader che preferiscono lo spettacolo al coraggio, la semplificazione al pensiero complesso. Li guardo da lontano e penso: noi cittadini stiamo pagando un conto altissimo per la loro inadeguatezza.

Eppure, se ho imparato qualcosa dalla malattia, è che il dolore può essere un crocevia. Non è mai solo una condanna: è anche un segnale, una possibilità di cambiamento. Così come la mia chemioterapia è al tempo stesso veleno e cura, anche questo momento storico è carico di potenzialità, se abbiamo il coraggio di guardare oltre il buio.

Siamo noi la chiamata all’azione. Non possiamo più delegare tutto. La politica è troppo lenta, troppo cieca. Tocca a noi: cittadini consapevoli, comunità resilienti, scienza, arte, cultura. Tocca a chi decide di non cedere all’oscurità, ma di accendere piccole luci, ogni giorno.

Il mondo è malato, come lo è il mio corpo, ma non è una condanna definitiva. Questa quinta chemio è solo un’altra tappa: amara, sì, ma necessaria. E in fondo credo che il nostro tempo sia così: un periodo di transizione dolorosa, in cui i vecchi paradigmi crollano e i nuovi faticano a nascere.

Forse la speranza non è aspettare un salvatore, ma costruirla pezzo dopo pezzo, insieme. Come in ospedale, dove ogni infermiere, ogni medico, ogni gesto gentile è una piccola fiamma che ti ricorda che non sei solo, così nella società le nostre scelte quotidiane possono essere scintille.

La luce non arriverà dall’alto, ma da ognuno di noi. Io, mercoledì, porterò il mio corpo in clinica e mi affiderò ancora una volta a quella sottile linea di veleno che cura. Intanto, scelgo di scrivere, di denunciare, di raccontare. Di credere che anche nella tempesta, ci sia sempre una rotta verso la luce.

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