mercoledì 20 agosto 2025

📝 Diario di bordo n°28 – Agosto 2025

📝 Diario di bordo n°28 – Agosto 2025
Non siamo soli… ma siamo troppi.

C’è una cosa che mi ha colpito ieri: la quantità di messaggi ricevuti. Abbracci virtuali, parole di forza, pezzi di vita condivisi da chi ha già fatto un giro sulla stessa giostra o lo sta facendo adesso.
È una sensazione intensa, quasi commovente: scoprire che non sei solo, che c’è una comunità invisibile che ti sostiene.

Eppure, insieme a questa luce, si insinua un’ombra: scopro che non sono il solo, appunto. Siamo in troppi. Troppi a portare cicatrici, flebo, pillole, paure. Troppi a passare davanti a quella Madonnina chiedendo forza. E allora la domanda diventa inevitabile: perché?

Perché ci ammaliamo in così tanti, in questo lembo di terra che dovrebbe essere un paradiso e invece è trattato come pattumiera a cielo aperto?
Perché continuiamo ad avvelenare aria, acqua e terra sapendo benissimo cosa ci stiamo bevendo, respirando, mangiando?
E soprattutto: perché quelli che dovrebbero rappresentarci — quelli che ci riempiono le orecchie di promesse e slogan — restano muti, inerti, complici?

Si riempiono la bocca di parole come sviluppo, salute pubblica, transizione ecologica. Ma alla prova dei fatti sembrano più interessati a perpetuare se stessi, le proprie poltrone e le proprie convenienze. Noi cittadini? Statistiche da esibire, corpi da sacrificare, voci da spegnere.

Siamo diventati i figuranti di un teatro dell’assurdo dove i politici fingono di preoccuparsi e gli industriali fingono di essere sostenibili. Intanto noi, sotto flebo e pasticche, ci chiediamo quante generazioni ancora dovranno pagare questo scempio.

E la domanda resta sospesa, bruciante: perché?
Perché continuano a farci ammalare? Perché continuiamo a permetterlo?
E soprattutto: perché chi dovrebbe difenderci ci ha già dimenticati?

E allora sì, continuiamo pure a chiamarla “terra dei due mari”, ma con la postilla: uno di lacrime e l’altro di veleni.
La verità è che non ci hanno dimenticati: ci hanno messi in preventivo.
Perché, in fondo, siamo diventati il loro bilancio collaterale: qualche centinaio di malati in più, qualche funerale in più… tanto i conti li paghiamo sempre noi.

E allora la domanda non è più perché loro lo fanno, ma fino a quando noi resteremo zitti a lasciarglielo fare.

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