giovedì 21 agosto 2025

🗣 Milano e Taranto. Due città lontane, ma unite da un filo che lo Stato si ostina a non vedere.

🗣 Milano e Taranto. Due città lontane, ma unite da un filo che lo Stato si ostina a non vedere.
Da una parte lo sgombero del Leoncavallo, fatto con un trucco da ladri di notte, a trattativa in corso, con la boria di chi crede di avere in mano la “legalità” come manganello. Dall’altra la ex ILVA, che continua a sputare veleno da decenni, condannando generazioni di tarantini a vivere con la paura della malattia e della morte, nell’indifferenza di chi governa.

Che strano paradosso: si chiude con forza un luogo che ha dato vita a mezzo secolo di cultura dal basso, di musica, di socialità, di politica vissuta, di esperienze comunitarie libere e autentiche. Un presidio di umanità che, pur nelle sue contraddizioni, ha rappresentato ossigeno in una città asfissiata dal cemento e dai padroni della speculazione. E contemporaneamente si lascia aperta una fabbrica che è sinonimo di veleno, che ha avvelenato aria, terra e corpi, che ha prodotto ricchezza per pochi e tumori per molti.

Due pesi e due misure. Dove c’è vita, la si spegne, dove c’è morte, la si difende a ogni costo, in nome di un “interesse strategico nazionale” che ormai non convince più nessuno. 
Il Leoncavallo lo chiamano “problema di ordine pubblico”. L’ILVA invece “asset industriale da salvare”. 
Ma se davvero il compito dello Stato fosse difendere i cittadini, la scala dei valori sarebbe rovesciata: cultura e socialità da proteggere, fabbriche di morte da chiudere.

Nel 1989 e nel 1994, il Leoncavallo ha resistito e si è reinventato. Perché lo spirito di chi lotta per la giustizia sociale non muore con uno sgombero. A Taranto, invece, la resistenza è quella silenziosa e amara di chi continua a vivere accanto a un mostro che non gli lascia scelta. Anche qui, però, c’è uno spirito che non muore: quello di chi non si arrende, di chi crede che la città possa avere un futuro senza veleni.

Lo Stato farebbe bene a imparare: puoi sgomberare un centro sociale, puoi militarizzare una fabbrica, puoi comprare tempo e voti. Ma non puoi cancellare la memoria né spegnere lo spirito di chi ha deciso che la propria dignità non è in vendita.

🖋 GP

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