"Tra il voto e il bisturi: il mio lunedì che sa di coraggio".
Il fatidico giorno del ritorno in sala operatoria ormai mi fa ciao-ciao con la manina da dietro l’angolo.
Lunedì mattina la clinica mi aspetta per il ricovero, e quasi sicuramente, tempo di firmare due fogli, sorridere a un’infermiera e lamentarmi del distributore del caffè, mi ritroverò di nuovo sotto quelle luci bianche e fredde come il freezer del supermercato.
E che te lo dico a fare?
Sono un essere umano, non un supereroe della Marvel.
Ho le mie debolezze, le mie paure, e al solo pensiero della sala operatoria mi si scombina l’orologio interno.
Respiro corto, pensieri lunghi. La serenità, quella, oggi è in ferie.
Ma prima di entrare in clinica…
C’è un rito a cui non rinuncio. Un gesto che per me è dovere, identità, appartenenza. Il voto per le regionali.
Sì, proprio così.
Il giorno prima del ricovero, mentre molti si riposerebbero, io mi infilo la giacca, scendo, vado al seggio e faccio quello che ho fatto tutta la vita: partecipo.
Il candidato Presidente?
Dai, su, molti lo hanno già capito… non sono proprio un maestro del mistero.
Ma la cosa di cui sono più convinto è la scelta dei due candidati, un uomo e una donna, che sosterrò senza tentennamenti.
Perché, nonostante tutto, nonostante acciacchi, sale operatorie e una sanità che spesso ti mette alla prova più della vita stessa…
Io non perdo mai la speranza di incontrare le persone giuste sulla mia strada.
Quelle che sanno ascoltare, capire, fare.
Quelle che non si spaventano del futuro, ma lo costruiscono.
E così, tra una valigia per la clinica e una scheda elettorale da infilare nell’urna, mi preparo a questo nuovo capitolo.
Con le mie paure sì, ma anche con la mia ostinata, meravigliosa testardaggine di cittadino.
In cammino. Sempre.