domenica 26 ottobre 2025

📝 Diario di bordo n°47 – Ottobre 2025

📝 Diario di bordo n°47 – Ottobre 2025📝 Diario di bordo n°47 – Ottobre 2025
“L’attesa non è mai neutra”.

Pensavo, ingenuamente, che questa settimana sarebbe stata quella buona.
Che il telefono avrebbe squillato, che mi avrebbero finalmente comunicato giorno e ora per tornare in sala operatoria.
E invece niente.
Silenzio.
Una settimana appeso come un salame, legato per i piedi e lasciato oscillare nel vento dell’incertezza.

Hanno deciso di tenermi sulla corda, così.
Senza cattiveria, sia chiaro: è la prassi, mica la colpa di qualcuno.
È sempre la prassi.
È sempre il sistema.
È sempre “come funziona”.

E sì, lo ammetto: oggi sono incazzato.
Non per l’attesa in sé, quella la conosciamo e la sopportiamo, perché quando serve si sopporta tutto.
Ma per altro, per qualcosa che mi è capitato e che stavolta mi ha fatto male davvero.
No, non lo racconto.
Non perché non potrei, ma perché non ne ho più voglia.
Perché certe umiliazioni, quando le dici, sembrano piccole.
Ma dentro bruciano.
E fanno rumore.
Un rumore che non si spegne.

Nel frattempo, però, si continua a pagare.
Si paga per una visita.
Si paga per accorciare l’attesa.
Si paga per una terapia.
Si paga per non aspettare mesi.
Si paga per non rischiare troppo.
Si paga per sperare.

E io penso, e giuro che mi si stringe la gola mentre lo scrivo, a chi non ha niente.
A chi non ha una pensione, uno stipendio, un aiuto, un appoggio.
A chi non ha un euro da mettere da parte.
A chi, nel 2025, deve scegliere se curarsi o mangiare.
A chi deve chiedere un prestito per salvarsi la vita.

Noi viviamo in un Paese dove la salute è “un diritto garantito dalla Costituzione”.
Sì, sulla carta.
Ma la carta, lo sappiamo, sopporta tutto.
La carne molto meno.

E mentre qualcuno fa campagna elettorale promettendo miracoli,
nelle corsie degli ospedali ci sono persone vere che lottano davvero, e quasi sempre da sole.

Io continuo ad aspettare quella telefonata.
Arriverà.
Arriva sempre, prima o poi.

Nel frattempo respiro.
Mi aggrappo alla lucidità.
Mi tengo stretto ciò che resta della mia pazienza.
E continuo a credere, anche oggi, anche così,
che nonostante tutto siamo più forti di quanto ci fanno credere.

Fine del messaggio.
Domani sarà un giorno nuovo.
Magari migliore.

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