"La politica del lamento e le urgenze dimenticate."
Ormai lo scontro politico in Italia si è ridotto a una fiera del vittimismo, dove le accuse reciproche e gli scenari da teatrino prevalgono sulla sostanza. C’è chi si lamenta di complotti inesistenti, chi accusa l’opposizione di odio preconfezionato, e chi si erge a martire di un sistema che, paradossalmente, governa. È il ribaltamento perfetto: prima si governa, poi ci si traveste da opposizione.
Un po’ come in quell’aneddoto popolare dell’ascensore: qualcuno lascia la propria “puzzetta” e subito incolpa gli altri passeggeri. Un gioco vecchio quanto il mondo, ma che oggi diventa la cifra stessa della comunicazione politica.
Eppure il Paese non ha bisogno di questo. L’Italia chiede altro, e lo chiede con urgenza: una sanità pubblica efficiente, che non costringa i cittadini a interminabili liste d’attesa o a indebitarsi per una visita.
Stipendi che non siano più il fanalino di coda d’Europa, pensioni che restituiscano dignità a chi ha lavorato una vita.
Il rumore del chiacchiericcio politico copre il silenzio assordante delle questioni reali.
Ed è in questo scarto tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto che si misura la distanza tra palazzo e società.
Serve un cambio di passo: meno slogan, meno teatrini, meno vittimismo. Più responsabilità, più coraggio, più concretezza. Perché la politica non è il luogo dove lamentarsi: è il luogo dove si costruiscono soluzioni.
🖋 GP
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