"L’estate che non è mai arrivata."
Sono passati circa cinque mesi da quando il mio corpo ha deciso di farmi un bello scherzetto. Un piccolo difetto di fabbrica, chiamiamolo così, che ha preteso attenzioni speciali: un’operazione, sei cicli di chemio, un giro turistico tra cliniche e ospedali che manco le agenzie di viaggi low cost sanno organizzare così bene.
E così mi sono ritrovato a vivere la mia estate del 2025 non tra mare e granite, ma tra flebo e referti. Altro che “estate italiana”: la mia colonna sonora è stata il bip dei macchinari e il fruscio dei camici bianchi.
La verità è che vivere tutto questo sulla propria pelle ti ribalta il mondo. Perché sì, a Taranto lo sappiamo tutti che la salute è un campo minato, ma quando la mina la pestiamo noi, cambia tutto. All’improvviso la percezione diventa reale, concreta, e ti accorgi che non è un racconto da giornale: è la tua carne, il tuo sangue, la tua vita.
Ora che l’estate se n’è andata, mi sento come quei lidi balneari che smontano ombrelloni e sedie sdraio per non farsi travolgere dalle mareggiate invernali. E dentro di me resta una certezza: l’estate del 2025, per me, non è mai cominciata. Un miraggio, evaporato prima ancora di materializzarsi.
Ma io ci metto la firma per rifarmi la prossima. Già immagino il sole che torna a pizzicare la pelle, la risata liberata dal vento, e la vita che, nonostante tutto, trova sempre un modo per reinventarsi.
Intanto mi preparo ad affrontare l’inverno. Non solo il mio, fatto di terapie e attese, ma quello collettivo che stiamo vivendo come umanità. Perché non so se te ne sei accorto, ma il mondo è guidato sempre più da piccoli Cesari in doppiopetto, leader senza bussola morale, campioni di arroganza e collezionisti di conflitti. Gente che se potesse, metterebbe il proprio ego sul calendario al posto delle festività.
E allora penso che sì, stiamo navigando tempi tempestosi, ma le tempeste hanno un pregio: spazzano via tutto ciò che non ha radici. E io voglio credere che l’umanità, prima o poi, tirerà fuori il suo cuore migliore, riattivando quel muscolo un po’ arrugginito che si chiama coscienza democratica.
E alla fine, lo dico con ironia ma anche con la serietà di chi ha imparato che non c’è tempo da sprecare: se c’è una lezione che questa mia “non-estate” mi ha lasciato, è che bisogna tenersi stretti alla vita. Perché lei, la vita, anche quando sembra remarti contro, resta sempre la compagna più testarda e affascinante che abbiamo.
E io, modestamente, ho deciso di non mollarla.
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