martedì 26 dicembre 2023

Il Tempo: Un Viaggio attraverso ricordi e rimpianti

Nel tessuto sottile della vita, il tempo si dipana come un fiume incessante, portando con sé il carico dei ricordi e dei rimpianti. Le ore sfuggono veloci, mentre i ricordi li rincorrono, inseguendo una corsa senza fine.

I ricordi, frammenti di esperienze passate, danzano nelle sinuose strade della memoria. Alcuni brillano come gemme preziose, altri si perdono nell'oscurità dei recessi dimenticati. Sono fili intrecciati nel tessuto del tempo, creando una trama unica e personale che definisce chi siamo.

Tuttavia, accanto ai ricordi si ergono i rimpianti, sentieri tortuosi che sfuggono alla nostra volontà di dimenticare. Sono i "se" e i "ma" che solcano la mente, la consapevolezza di scelte passate che avremmo potuto prendere diversamente. Eppure, questi sentieri, sebbene irti di dolore, sono parte integrante dell'essere umano, spingendoci a riflettere, crescere e migliorare.

Il tempo, con la sua marcia inesorabile, non conosce tregua. È un fluire costante che non si può fermare. Ciò che possiamo fare è abbracciare il momento presente, trovare conforto nei ricordi positivi e imparare dai rimpianti. È in questo equilibrio tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere che troviamo la chiave per vivere appieno il presente.

L'arte della saggezza sta nel comprendere che il tempo è un bene prezioso, una risorsa da impiegare con saggezza. Vivere nel passato o perdere energie nel rimpianto non fa che privarci dell'opportunità di godere del qui e ora.

In definitiva, il tempo è il nostro compagno di viaggio, un maestro che ci insegna la transitorietà della vita e la bellezza dell'istante presente. Attraverso i ricordi e i rimpianti, impariamo, cresciamo e continuiamo il nostro cammino nel flusso eterno del tempo.

sabato 4 novembre 2023

Trovata in rete

Guarda guarda cosa ho trovato in rete. Storia datata, ma questa cosa spero di farla leggere a mio figlio perchè desidero che lui capisca cosa è stata la telematica primordiale in Italia.

“Quando apri i giornali […]
ti viene una gran rabbia.
A quel punto
o tiri un oggetto contro il muro
o ti metti a scrivere.
Io mi metto a scrivere”
Andrea Camilleri 

“Vi terrò informati sulla vicenda;
per quanto mi sarà possibile,
e fino a quando sarò in grado di farlo...
credetemi, da come si stanno mettendo le cose,
temo che presto giungerà anche la mia ora...”
Messaggio spedito da una BBS
durante le retate di Polizia e Finanza, 1994

“Le streghe hanno smesso di esistere
quando noi abbiamo smesso di bruciarle”
Voltaire

1. Introduzione. La fiducia radicale
Non avrei mai creduto che un giorno Time – il primo settimanale al mondo – mi nominasse “Uomo dell’anno”.
Ovviamente, i redattori di Time non sanno neanche che io esisto come individuo, mentre mi conoscono perfettamente come “categoria di persone”.
Gli utenti che contribuiscono alla crescita collettiva della Rete sono l’uomo dell’anno per il 2007. “You”, dice la copertina del settimanale, e raffigura un computer pronto per l’upload di un video, esattamente quel gesto demonizzato in Italia per molte settimane da pensosi editorialisti, educatori angosciati, politici in vena di repressione.
Uomo dell’anno non sarà mai il ministro dell’Istruzione Fioroni, un democristiano grigio che interpreta morale, religione e difesa del fanciullo come  palle al piede dell’umanità.
Fioroni farebbe un’ottima figura negli anni bui della repressione fascista, o in quelli del fondamentalismo democristiano che amava sorvegliare, punire e guardare alle novità con pretesca diffidenza.
I Fioroni stanno male in questo millennio che offre quotidianamente novità tecnologiche che permettono comunicazioni rapide, veloci, multipolari. E ci stanno malissimo i regimi a cui lui si ispira, come la Cina, per i quali non bastano più le retate contro le tipografie, le incursioni della polizia politica, le schedature dei sovversivi.
Oggi occorrono filtri basati su algoritmi, scansioni di keyword ribelli, euristiche sofisticate, e tutto questo non basterà perché l’attivismo in rete non ha confini.
Il buon Fioroni, e non è il solo, ritiene che il proprietario di un sito sia anche responsabile civilmente e penalmente dei suoi contenuti, ed in base a questo semplice assunto Fioroni dovrebbe finire in tribunale per diffusione di materiale pedo-pornografico.
Sì, perché per alcuni giorni, nel novembre del 2006,  il blog di questo triste cattolico timorato di Dio e del sesso ha diffuso i link a qualunque forma di perversione concepibile dalla mente umana, e questo perché il suo blog, come tutti i blog, era aperto ai contributi degli utenti, senza filtro, e gli utenti hanno contribuito spesso nel bene, questa volta nel male.
Ma nessun poliziotto ha bussato a casa del ministro. Non così è avvenuto per i responsabili di Google Italia, due cittadini Usa conviti di lavorare in un paese dell’Europa moderna e non in una landa di talebani informaticamente analfabeti.
Non così è avvenuto per le centinaia di attivisti, amatori, appassionati di telematica e delle sue immense potenzialità di comunicazione libertaria. Ogni novità, ogni passo in avanti è stato “festeggiato” con retate, processi, persino pedinamenti ed informative dei servizi segreti.
Leggeremo di frigoriferi ispezionati, tappetini del mouse sigillati dalla Magistratura della Repubblica italiana, servizi segreti mobilitati contro i temibili modem a 1200 baud, pacifisti condannati a tre mesi di galera per un vecchio Word senza licenza.
Fotogrammi della fantascienza italiana che si ripropone con cadenza periodica e che contraddice i tromboni della politica che blaterano di “innovazione e ricerca”, per poi ostacolare in ogni modo chi di questo vive ogni giorno.
***
“Neutralità della rete” è un argomento che sta infiammando il dibattito negli Usa ed è qualcosa che riguarda da vicino il nostro futuro. Avete mai sentito un tg parlarne, un politico accennarvi?
La neutralità della rete indica il non intervento dei provider di connettività (Telecom, Fastweb, etc.) rispetto all’uso che gli utenti fanno della banda acquistata.
Una rete non neutrale può essere orientata dalle aziende rispetto alle proprie finalità commerciali, ma anche dai governi rispetto ai propri obiettivi.
Una rete orientata può affossare lo sviluppo del Voip, il telefono a basso costo che terrorizza i gestori dei cellulari. Può bloccare la Iptv orizzontale e prodotta dal basso che manderebbe in pensione Rai e Mediaset. Una rete orientata è parzialmente controllabile da regimi dittariali e ministri democristiani.
Si tratta di una campagna cruciale, su cui si stanno impegnando gli attivisti in tutto il mondo proprio mentre il Parlamento italiano discuteva un grottesco progetto di legge sul “permesso dei genitori” per caricare filmati su Internet.
Del resto, negli Usa circola un’espressione importante, radical trust , che indica un atteggiamento fondamentale per lo sviluppo di una rete che raggiunga tutte le proprie potenzialità.
La sfiducia radicale è invece quel morbo che abbiamo ereditato dalla società contadina e che ci fa guardare con diffidenza e letale prudenza alle novità.
Ho vissuto sulla mia pelle le limitazioni, gli ostacoli, le ondate di scettiscimo che hanno accompagnato la crescita della telematica.
Le osservazioni tese a sminuire, i giochetti finalizzati a trovare a tutti i costi “il lato negativo” delle nuove tecnologie e persino le sterili contrapposizioni tra la “virtualità” delle reti e la “viva materialità” del mondo reale, dell’incontro in carne ed ossa, della compresenza, come se non usassimo da decenni il telefono e come se mandare una mail impedisse di incontrarsi un’ora dopo.
Alienante era la parola di moda, perché il cittadino medio inscatolato nel traffico dell’ora di punta, ucciso da lavori ripetivi, impieghi fantozziani, mansioni massacranti, inebetito dai grandi fratelli e dai telequiz improvvisamente diventava un alienato nell’uso dell’unico strumento interattivo che si trovava, quasi per caso, di fronte.
***
Tanti pregiudizi sono svaniti, ed oggi appaiono ridicoli ricordi. Eppure la rete ha il difetto di non fermarsi mai, cresce alla velocità della luce specie da quando l’open source e la filosofia della condivisione hanno dimostrato che se colleghiamo un milione di persone, ed ognuna senza sforzo mette su un mattoncino, si costruisce la grande muraglia in men che non si dica.
Potremmo fare di tutto: l’enciclopedia più grande del mondo, un film collaborativo, l'editoria su richiesta, un giornale che ogni mattina arriva nelle case, la televisione che ancora non c’è.
Ed, invece, siamo ancora qui a scrivere di quel triste ministro cattolico che vuole imitare la censura cinese.
2. California University
Se la California è un mito, Berkeley è la sua Università. Il luogo centrale della contestazione studentesca statunitense, dei primi esperimenti di informatica libera, ma anche un punto di riferimento per la cultura mondiale.
Gli scienziati di Berkeley hanno inventato il ciclotrone, scoperto l'antiprotone, hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo del laser, hanno spiegato i processi sottostanti la fotosintesi, hanno isolato il virus della poliomielite.
Nei laboratori di informatica nacque BSD (Berkeley Software Distribution), una delle varianti originarie di Unix, alla base di una delle due famiglie principali di sistemi operativi liberi attualmente più diffusi, da cui oggi deriva Apple Darwin, il cuore unix di Mac OS X.
Una stella polare per i sostenitori del software libero di tutto il pianeta. Era il 1977, e la prima versione fu rilasciata come codice sorgente su un nastro. In Italia non si sapeva pressoché nulla di questes cose. Nel 1983, il sistema includeva già il supporto TCP, lo stesso protocollo che oggi rende possibile Internet. Negli stessi anni, la Sip investiva “intelligenze” e risorse sul “Videotel”, una specie di Televideo su rete proprietaria, garantendo che quello sarebbe stato il futuro e non le stravaganti reti che progettava l’America.
Berkeley è nota anche per l’attivismo studentesco. Il Free Speech Movement (Movimento per la Libertà di Parola) - una protesta che iniziò quando l'università cercò di espellere gli elementi più politicizzati dal campus - è del 1964. Nello stesso anno, le rivolte di People's Park (Parco del Popolo) inauguravano la protesta studentesca che sarebbe dilagata in tutto il mondo negli anni successivi, inventando la controcultura hippie.
Oggi Berkeley è la prima università ad utilizzare Google Video in maniera istituzionale. Le lezioni sono riprese e diffuse sulla piattaforma che permette a chiunque di caricare filmati, condividerli col mondo, includerli nei propri siti.
L’università della California è completamente integrata con la comunità che la circonda e da sempre è attenta alla diffusione della conoscenza a livello extra universitario: ha spesso avviato iniziative per l’intera comunità e non solo per gli studenti iscritti.
In questo quadro si inserisce l’iniziativa, annunciata il 26 settembre 2006, di rendere disponibili su Google Video contenuti didattici di anatomia, biologia, ingegneria, storia, letteratura, scienza e tecnologia. Più di 250 ore di lezione fruibili da chiunque, in qualsiasi parte del mondo, ma soprattutto gratuitamente.
Già nell’aprile del 2006 l’università californiana aveva iniziato questo processo di “knowledge sharing” grazie ad un Free Podcast dei corsi su iTunes, la piattaforma di Apple conosciuta per la possibilità di acquistare gratuitamente Mp3 ma che ha potenzialità molto più vaste.
Fra tutte le lezioni a disposizione è da segnalare “Search Engine Tecnology and Business”, che dura 40 minuti ed è tenuta – in jeans e maglietta - da Sergey Brin, co-fondatore di Google. [1]
Fine della gita californiana e ritorno a casa. Telecom è un elefante perennemente in crisi, tra Tronchetti Provera, crisi finanziarie, debiti, giochetti con società ad incastro, stolide passioni pallonare, manager “trendy” amanti della bella vita, incursioni alla ricerca di protezioni politiche e sforzi volti al mantenimento di ferrei monopoli privati.
Dopo Olivetti, non esiste alcuna società informatica italiana degna di questo nome. E come se non bastasse, c’è pure voglia di mettere freni a ciò che arriva da oltre Oceano. Il modello del ministro dell’Istruzione è la Cina delle censure.
La storia della telematica italiana è stata punteggiata da retate, indagini, sequestri, procedimenti penali contro chiunque fosse un po’ più avanti degli altri, colpa non prevista dal codice penale ma evidentemente vigente di fatto in un paese dove la diffidenza contadinesca nei confronti del nuovo contagia politici, magistrati, giornalisti, parte consistente di una classe dirigente arretrata e limitante.
Il panorama della telematica di base, degli esperimenti spontanei, del volontariato informatico che spesso crea progressi essenziali era vivo e ricco nel passato. Oggi appare stremato ed impaurito, perché troppe volte innovazioni importanti sono state “premiate” con una sgradevole visita a domicilio della Polizia postale.
Le principali innovazioni arrivano oggi dalla California, dalla Cina, ma anche dall’India, dal Sudafrica, dal Brasile, dalla Svizzera. La classe politica in genere le ignora, per poi proporre modelli come quello pechinese di controllo e repressione.
 
3. Concorso in diffamazione aggravata
Il 24 novembre del 2006 sarà ricordato come una data storica per la Rete. Due responsabili della divisione italiana di Google finiscono sotto inchiesta con l’accusa di “concorso in diffamazione aggravata”, lo stesso tipo di reato riservato al direttore di una testata per omesso controllo. Il motivo è il video pubblicato su Google in cui un ragazzo down di Torino viene picchiato da coetanei.
Nonostante la pronta rimozione del video stesso da parte di Google, avvenuta a pochi giorni dalla pubblicazione, la onlus “Vivi Down” ha sporto denuncia per diffamazione e il PM Cajani di Milano ha persino disposto la perquisizione dell'azienda.
Gli accertamenti in quella sede sarebbero dovuti alle necessità di individuare il domicilio dei manager Google, due cittadini statunitensi, nonché di approfondire le modalità con cui i video vengono pubblicati dagli utenti (informazioni reperibili nella pagina web dedicata alle domande frequenti).
A dare corpo all'azione potrebbe essere intervenuta una recente e celebre sentenza del Tribunale di Aosta che equipara la responsabilità dei gestori di siti a quelle di un direttore responsabile, applicando per analogia la legge sulla stampa alla rete. La legge risale a molti decenni fa, e la rete funziona in maniera del tutto diversa rispetto alla carta stampata, come vedremo.
Anziché discutere di un nuovo sistema di regole adatto ai tempi ed alle situazioni, si preferisce adattare maldestramente l’esistente. Le conseguenze sono e saranno disastrose.
Secondo Guido Camera, avvocato di “Vivi Down”, “è un passo avanti importante, perché può contribuire a mettere chiarezza nel mondo di Internet. La decisione della Procura di Milano è corretta in fatto e in diritto”. [2]
In realtà, di fronte alle novità tecnologiche magistratura e forze di Polizia hanno avuto sempre un atteggiamento punitivo e sospettoso. Sequestro ciò che non capisco bene. Fino a pochi anni fa venivano messi i sigilli alle BBS, bacheche elettroniche collegate tra loro con chiamate interurbane che anticipavano e creavano l’ossatura di Internet. Cosa cercavano gli uomini della polizia postale che sequestravano floppy disk di plastica, stampanti ad aghi, tappetini del mouse, apparecchi da Scuola Radio Elettra? Non si sa bene ancora oggi.
Probabilmente, i vecchi pionieristici SysOp (i gestori delle BBS, tutti volontari ed a spese proprie) ebbero una sola imperdonabile colpa: arrivarono da soli e prima degli altri.
Da allora le azioni repressive furono molteplici: i server di Peacelink, che ospita notizie su pace e ambiente, furono sequestrati con azione degne dell’Interpol, l’FBI fece un blitz a Londra contro Indymedia, la campagna antipedofili scatenò una caccia alle streghe.
 Poi il mostro divenne il P2P (peer to peer), i nuovi letali nemici erano gli mp3 ed il download pirata della musica, quindi è stata la volta di Sky e dei suoi diritti Tv sulla serie A che ha portato ai processi contro “criminali” colpevoli di inserire semplici link a canali cinesi.
Una storia lunga e qualche volta tragica, che col passare degli anni appare sempre più grottesca.
4. La triste storia del Videotel
Un’orrenda scatoletta di plastica, costosissima e poco utile. Una mostruosità nata vecchia. Il Videotel della SIP, con procedure complesse (era necessario noleggiare un apposito apparecchio con monitor monocromatico a terminale da 9 pollici) e costose (canone di abbonamento più costi di consumo telefonico), fu un sonoro fallimento, nonostante che gli equivalenti Prestel (Inghilterra) e Minitel (Francia) fossero stati all’epoca un successo.
La storia del Videotel è paradigamatica ed interessante, istruttiva ed utile. Ricorda quanto è avvenuto di recente con il digitale terrestre: lo Stato promuove una tecnologia già morta per favorire alcuni interessi ed ignora sistemi molto più avanzati e diffusi nel mondo.
La trasmissione dei dati avveniva a 1220 baud in ricezione ed a 75 baud in trasmissione, quindi un formato fuori standard per i modem.
Ebbe pochissimi abbonati e sparì prima ancora dell’avvento di Internet. Tuttavia ci fu un picco di diffusione quando in Italia alcuni hacker scoprirono l'algoritmo di generazione delle password, riuscendo così ad addebitare al proprietario della password l'intero costo dei servizi utilizzati. Inoltre molti utenti riuscivano a collegarsi alla rete tramite "l'adattatore telematico" per Commodore 64.
Lo scontro tra i sostenitori del Videotel (quasi sempre istituzionali) e quelli delle BBS, volontari ed appassionati della società civile fu subito nettissimo.
Oggi appare quasi patetica la posizione del monopolista delle comunicazioni, la svista epocale che fece bruciare alla telematica italiana almeno un decennio, ma allora non era così.
Uno dei protagonisti di quello scontro racconta:
“Il 28 ottobre 1991 nasceva ufficialmente la rete telematica PeaceLink: sono passati esattamente dieci anni. Frugando nell’archivio ho trovato uno ‘storico’ articolo del Corriere del Giorno con cui si annunciava: ‘Singolare iniziativa denominata PeaceLink’”.
Ventidue scuole di Taranto e provincia ricevevano una ‘password’ per inserirsi nella rete telematica appena creata.
 
“Non tutti percepirono l'assoluta novità dell’evento, anzi nessuna delle scuole che ricevette la password si collegò alla rete. Infatti dieci anni fa le scuole erano collegate al Videotel in quanto la vecchia SIP puntava tutto su tale sistema telematico che già allora apparteneva all'archeologia tecnologica; tanto per fare un esempio non si poteva neppure memorizzare su dischetto l'informazione che appariva su uno schermo minuscolo (il Videotel visualizzava solo linee di 40 caratteri).
 
Eppure il Videotel veniva offerto con un canone e dei costi notevoli. Per creare poche decine di pagine informative su Videotel occorreva spendere più di venti milioni. E per collegarsi on line c'erano tariffe paragonabili a quelle dei telefonini oggi. Di Internet allora non si conosceva neppure il nome.
 
PeaceLink invece ‘viaggiava’ in rete offrendo gratuitamente servizi tecnologicamente più evoluti rispetto alla SIP. Chi dava informazioni e chi le leggeva non doveva pagare pedaggio, la comunicazione era libera. Tuttavia le scuole usavano il Videotel e il Ministero della Pubblica Istruzione lo proponeva come modello per il futuro. Tre anni dopo il Videotel morì di stenti. Tutto ciò non ha bisogno di commenti. PeaceLink si trovava a quel punto in netto vantaggio tecnologico e ciò veniva visto con stupore e con sospetto da chi aveva compiti di controllo e di intelligence.
 
[…]  Potevamo inserirci già nel 1991 in un circuito nazionale e mondiale prima ancora che fosse disponibile in Italia la rete Internet, cosa che avvenne poi tra il 1994 e il 1995.” .
5. “Da allora niente fu più come prima”
Crackdown è una intraducibile parola inglese che racchiude in un unico vocabolo il significato di crollo, attacco, disfatta, distruzione, smantellamento, colpo di grazia.
“Italian Crackdown” [4] è appunto il titolo del libro di Carlo Gubitosa, uno degli animatori di Peacelink, che racconta la storia di una serie interminabile di sequestri, censure, perquisizioni, intimidazioni e violazioni dei diritti costituzionali, avvenuta nel più totale disinteresse dei media e della politica, che nel maggio 1994 ha messo in ginocchio le reti autogestite e autofinanziate.
Uno dei protagonisti ci racconta il Crackdown italiano:
“Quando nei primi anni '90 Internet era ancora uno strumento di nicchia, riservato esclusivamente alle comunità scientifiche, in Italia era capillarmente diffusa la cosiddetta telematica amatoriale, gestita da giovani volontari, amanti della sperimentazione informatica e della comunicazione. Questi pionieri della comunicazione elettronica aprivano, senza fini di lucro, Bulletin Board System (BBS), nodi telematici, collegati più o meno permanentemente ad una linea telefonica.
Mediante un modem ed un semplice programma di comunicazione, un qualsiasi privato poteva collegarsi ad una delle tante BBS esistenti, e, una volta registratosi, prelevare i files di pubblico dominio che il SysOp, l'operatore del sistema, metteva a disposizione sul proprio nodo.
La maggior parte delle BBS aderivano ad una o più Reti Telematiche, circuiti virtuali, descritti da nodelist, che consentivano, su ciascuna rete, un prezioso scambio di messaggi tra gli utenti finali. Diventava così possibile che un messaggio, scritto da un utente, su un qualsiasi nodo, venisse distribuito in una notte sull'intero territorio nazionale, grazie al sofisticato meccanismo automatico di chiamate notturne via modem, che permetteva lo scambio dati tra i nodi di una stessa rete, secondo un preciso modello gerarchico (nodi nazionali, regionali e locali).
I messaggi, organizzati per aree tematiche (conferenze echomail), erano fondamentalmente di due tipi: orientati al tecnico (software , sistemi operativi, modem, etc) o a discussioni più o meno impegnate ( chat, cinema, musica, politica, etc).
Agli occhi di un moderno cyber-utente potrebbe apparire qualcosa di antico e rudimentale, ma era il germe, l'essenza di una comunicazione semplice e diretta, fatta da persone che scrivevano per il piacere di esserci, di comunicare, di conoscersi per quello che erano e non per quello che apparivano. Sicché queste reti telematiche si trasformavano con enorme facilità in vere e proprie reti umane.
Di reti telematiche ve n'erano tante in Italia. La più importante, FidoNet, diffusa su scala mondiale ed il cui modello era clonato in varie nazioni, possedeva il grande merito di aver portato la telematica amatoriale in Italia, ma il grosso difetto di essersi spesso chiusa a riccio verso realtà che non aderissero ad una certa omologazione comportamentale, rispettosa di burocrazie e gerarchie a volte soffocanti.
Paradossalmente fu proprio FidoNet, famosa per le sue rigide regole interne contro la pirateria informatica, la maggiore vittima del primo spaventoso CrackDown italiano.
 
Accadde infatti che l'11 maggio 1994 venissero emessi 173 mandati di perquisizione con avviso di garanzia e disposizione di sequestro di beni relativi, per un'operazione giudiziaria contro la pirateria e la frode informatica.
L'incriminazione era quella di associazione per delinquere finalizzata alla diffusione di programmi per computer illegalmente copiati ed utilizzo fraudolento di chiavi d'accesso per entrare in elaboratori di pubblica utilità, in merito ai reati di duplicazione illegale di software a fini di lucro e criminalità informatica (Leggi n. 518 del 29 dicembre 1992 e n. 547 del 23 dicembre 1993).
Un solerte procuratore della repubblica di Pesaro, tal Gaetano Savoldelli Pedrocchi, aveva condotto un'inchiesta, che individuava, come indiziati, due duplicatori nonché commercianti abusivi di software. Il caso volle che questi pirati fossero anche utenti di BBS, motivo per il quale ai due era stata sequestrata la lista delle banche dati a cui erano soliti collegarsi: da tale lista, sulla base di collegamenti "apparsi illegali" e seguendo probabilmente le ramificazioni di qualche nodelist, il procuratore decise di ordinare alla Guardia di Finanza un gran numero di decreti di perquisizione, da eseguire su tutto il territorio nazionale: era partito il primo Italian Crackdown, che, a causa del coinvolgimento di molte BBS Fido, fu denominato Fidobust.
Lo stesso 11 maggio, la Guardia di Finanza di Torino, su istanza della locale Procura della Repubblica (P.M. Cesare Parodi), ordinò alcune perquisizioni, questa volta molto più precise e mirate, conclusesi con la segnalazione all'Autorità Giudiziaria di 14 responsabili di BBS pirata, alcune delle quali praticavano effettivamente un indecente mercimonio di software duplicato abusivamente.
Il danno materiale e morale, soprattutto a causa dell'indagine partita da Pesaro, fu incolmabile: i sequestri furono effettuati ovunque e con modalità differenti, a seconda del livello di impreparazione tecnica di chi aveva il compito di svolgere l'operazione. Il più delle volte furono sigillate tutte le apparecchiature elettroniche, dal computer fino alla stampante; molti SysOp furono privati delle macchine che utilizzavano anche per lavorare o studiare e qualche zelante esecutore arrivò in alcuni casi a sigillare i tappetini del mouse. Infine il panico fu totale per quelle famiglie nelle quali molti giovani SysOp ancora vivevano, adolescenti la cui unica colpa era stata quella di coltivare con passione il proprio hobby telematico.
La sensazione generale fu quella di un tentativo di gestire con la violenza della forza quel sistema di comunicazione che sfuggiva alla possibilità di un ferreo controllo: quando un SysOp raccontò che a casa sua i finanzieri si erano presentati per l'ispezione con un depliant della BSA (Business Software Alliance), una associazione nata da un accordo tra potenti multinazionali dell'informatica e della telecomunicazione, si capì subito chi fossero i reali mandanti di questa grossolana operazione, che solo col tempo dimostrò la sua totale imprecisione ed ingiustificata aggressività.
Il paradosso di tutta la vicenda fu che l'ondata di sequestri fece del tutto saltare un'inchiesta parallela, condotta dalla Criminalpol in collaborazione con persone della stessa FidoNet, consentendo a molte vere BBS pirata, nei giorni successivi al blitz, di cancellare con rapidità ogni possibile traccia della propria attività clandestina.
Il giocattolo si era purtroppo rotto: alcuni SysOp chiusero i propri sistemi, per paura di ulteriori ingiuste indagini, altri ridussero al minimo il proprio impegno. Quel periodo fu veramente angosciante: chi, come il sottoscritto, gestiva una BBS (Dark Globe), seguiva lo scandire dei giorni nella speranza di non ritrovarsi in casa, per il solo fatto di appartenere a qualche rete telematica, un manipolo di incompetenti, pronti a sequestrare tutto il possibile.
 
Personalmente decisi di rimanere, e lo feci con la forte convinzione che la comunicazione non poteva essere uccisa da un giudice inesperto; quel giudice non aveva alcun diritto di entrare nel mio privato, alla ricerca di presunti illeciti, brutalizzando in modo tanto rozzo e selvaggio i fortissimi legami di amicizia che avevo costruito col tempo, insieme a molte persone del mondo telematico.
Quel legame era la prova concreta di quanto fosse vero che con la telematica era possibile superare la barriera comunicativa del chiudersi in sé e di esso devo ancor oggi ringraziare la rete PNet, che aveva alimentato in me la forte passione per la telematica amatoriale.
Ricordo che, nei primissimi giorni successivi all'ondata di sequestri, si collegò al mio sistema, fatto del tutto inusuale, Alfonso Martone, responsabile PNet. Mi chiamò frettolosamente in chat e con una domanda un po' ermetica mi scrisse: "Tutto a posto?". "Si perché?" - risposi - e lui di seguito "guarda che nell'area messaggi CyberPunk la tua BBS è comparsa in un elenco di quelle chiuse a seguito dell'ispezione della guardia di Finanza!" Feci un salto dalla sedia. Gli confermai che non avevo subito alcun sequestro e cercai di spulciare subito i messaggi della CyberPunk per capire cosa fosse stato scritto. […]
6. Voce a chi non ha voce
E' giusto a tal proposito ricordare la struggente storia di Massimiliano Fiorenzi, SysOp di Sidanet Information, malato di AIDS, il quale aveva deciso di utilizzare tutte le sue forze per allestire un nodo che avesse fatto da archivio informativo per tutte le notizie e gli articoli che fosse riuscito a raccogliere, relativi a quella terribile malattia. Fino ai suoi ultimi giorni di vita, Massimiliano proseguì la preziosa attività di archiviazione e catalogazione di materiale sull'AIDS: il nome di Fiorenzi rimase per sempre nella nodelist PNet, in sua memoria.
Erano questi i primi vagiti di una telematica che voleva crescere: qualcuno aveva intuito le enormi potenzialità offerte dallo strumento telematico e provava a calarlo in nuovi contesti, fino ad allora scarsamente esplorati.
Nello stesso periodo, parliamo di fine '92, era stato portato avanti un altro esperimento per certi versi più organico e meno anarchico: la rete PeaceLink. Sul modello dell'area messaggi peacelink, distribuita da FidoNet fin fal '91, Giovanni Pugliese, Marino Marinelli ed Alessandro Marescotti decisero di fondare una rete eco-pacifista, a cui avrebbero potuto aderire tutti coloro che si fossero riconosciuti nei valori del volontariato, della solidarietà e della pace.
Il tentativo era quello di creare un ponte telematico che raccogliesse le voci del frammentario mondo dell'associazionismo pacifista italiano. Un altro obiettivo era quello di fare da cassa di risonanza per le denunce dei cittadini, che non trovavano spazio nei luoghi dell'informazione omologata dei media tradizionali: lo slogan che rappresentava questo intento era quello di "dare voce a chi non ha voce".
Fu proprio Taras Communication di Giovanni Pugliese, nodo centrale della rete PeaceLink, che ormai contava circa 60 BBS sparse sull'intero territorio nazionale, l'oggetto del più ignobile sequestro che la storia della telematica italiana ricordi.
Già nel mese di Maggio, a seguito del Crackdown, Giovanni Pugliese aveva ricevuto una serie di ingiurie e minacce telefoniche assolutamente inspiegabili.
Il 3 Giugno 1994, come ben racconta Carlo Gubitosa, il capitano Antonio Cazzato, della Guardia di Finanza di Taranto, inviava alla Procura della Repubblica di zona una richiesta di perquisizione della banca centrale della rete telematica PeaceLink.
 
La documentazione della Guardia di Finanza di Taranto, una sconcertante raccolta di ridicoli sospetti, basati sulla genericità ed imprecisione delle affermazioni di una "fonte affidabile" e l'assoluta mancanza di riscontri oggettivi, fu sufficiente a far scattare la perquisizione ai sensi dell'art.247 del C.P.P.: dell'inchiesta divenne titolare il Dott. Benedetto Masellis, pubblico ministero della Procura della Repubblica, presso la Pretura Circondariale.
Il decreto di perquisizione fu immediato: la Procura, acquista alle 15.30 la richiesta, lo emise dopo solo un'ora ed il capitano Cazzato fece partire le auto dei suoi uomini per Statte. Alle ore 17, presso lo stabile di Giovanni Pugliese, iniziò una capillare perquisizione gestita da un gruppo di finanzieri in divisa ed armati. Una rapidità impressionante, che portò al sequestro di tutte le apparecchiature del nodo centrale di PeaceLink.
A Pugliese venne contestata un'inverosimile attività illecita di riproduzione e vendita, tramite costosi abbonamenti, di programmi per computer. Il 4 Giugno, pur non essendo stato rinvenuto dai finanzieri nulla che potesse far pensare ad un lucroso traffico di software duplicato, nel verbale di sequestro venne riportato che si intuiva "un utilizzo commerciale della banca dati Taras Communication".
Ricordo che, il giorno successivo al sequestro, ebbi modo di parlare a voce con Enrico Franceschetti, SysOp responsabile del nodo campano Henry 8th di PeaceLink, a cui afferiva la mia BBS. Enrico era un SysOp pacato e poco incline a facili dietrologismi, per di più avvocato civilista di professione: eppure in quella situazione convenimmo sul fatto che quel sequestro nascondesse finalità squisitamente politiche, pur non comprendendone la reale natura.
La chiusura del nodo centrale di Taras provocò il blocco di tutta la rete PeaceLink. Ma se l'intento era quello di chiudere la bocca alla rete, l'effetto fu nullo. Il 13 giugno Banana's BBS, un nodo di Parma, gestito da Graziano Silvani, si offrì di sostituire Taras, ed in pochissimo tempo la rete cominciò nuovamente a funzionare.
Alla notizia del sequestro fioccarono numerose interrogazioni parlamentari e pervennero numerosi messaggi di solidarietà da parte di esponenti politici (tra cui va ricordato quello dell'europarlamentare Alex Langer) e della società civile, diretti a Pugliese ed alla rete PeaceLink, per la meritoria attività di informazione pacifista fino ad allora svolta.
Il 29 ottobre del '94, valendosi della preziosa collaborazione di Valerio Russo, che manteneva aperta una finestra sul mondo politico, Giovanni Pugliese organizzò a Roma, presso il salone ARCI, in via dei Mille, il primo convegno PeaceLink, presenti tra gli altri tutti i più importanti SysOp impegnati nell'ambito telematica sociale. Ho un bellissimo ricordo di quella giornata, nella quale Giovanni Pugliese, durante il proprio intervento, raccontò ad una platea di oltre 200 persone la sua paradossale vicenda.
In quell’occasione ed in successivi incontri, ebbi modo di conoscere da vicino Giovanni, e la sensazione fu quella di una persona di grande umanità, che, con PeaceLink, aveva creduto profondamente e col giusto senso pratico in quegli ideali di pacifismo e convivenza civile che erano i principi costitutivi del suo network.
Al convegno Di Blasi presentò una bozza di legge sulla tutela delle BBS, elaborata insieme a Pugliese, Marescotti ed Auer, nella quale si chiedeva tra l'altro la possibilità di registrare le BBS presso un albo; la necessità, in caso di sequestro, di investigazioni preventive a mezzo telematico; il divieto di sigillare gli strumenti informatici oggetto di una indagine, se indispensabili per attività lavorative; la necessità di far condurre indagini telematiche a personale qualificato; la concessione dell'accesso a conferenze echomail solo ad utenti identificabili, in modo che i SysOp non fossero responsabili del contenuto dei messaggi in transito sul proprio nodo; la tutela dell'anonimato; la possibilità dell'uso di messaggi crittografati tra utenti; la diffusione libera di versioni obsolete di software, protette da copyright ma non più reperibili nei normali punti di vendita. Molte di queste proposte anticipavano quelle che sarebbero state le tendenze legislative ed interpretative delle leggi, nell'ambito del diritto in rete.
7. Inquinatori di pubblica opinione
Nella stessa giornata, intervenne al convegno Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa, il quale rivelò agli astanti che nella sala erano presenti agenti dei servizi di sicurezza: “Facciamo un applauso - esortò scherzoso - a questi fedeli servitori dello stato”.
Qualcosa di nuovo stava effettivamente accadendo. Il 3 agosto 1994 "La Repubblica" aveva già riferito, in un articolo, della relazione semestrale sui servizi segreti, nella quale si affermava che "nelle reti informatiche mondiali transitano informazioni e disinformazioni capaci di inquinare l'opinione pubblica, di creare sfiducia e paura".
Nei mesi successivi al sequestro l'inesauribile Pugliese riallestì il suo sistema, attivando oltretutto un gateway con Internet, che consentì di esportare le aree tematiche di PeaceLink sotto forma di mailing list: era il primo passo di una lontana ma progressiva transizione verso la rete delle reti.
A quei tempi molti SysOp speravamo che la telematica delle BBS potesse resistere all'ondata Internet o che un giusto bilanciamento tra tecnologia Internet e tecnologia FidoNet evitasse di stravolgere più di tanto la telematica amatoriale. Ma quel primo piccolo passo verso Internet era un doloroso quanto lungimirante avvicinamento al futuro ed alla sopravvivenza tecnologica di PeaceLink: in fondo ciò che più contava non era lo strumento o la forma, ma il contenuto veicolato.
Il 6 ottobre di quell’anno accadde qualcosa che mise in preallarme i SysOp più attenti: la BBS Rozzano di Davide Valenti, appartenente al circuito EuroNet, riceveva una visita degli agenti della Digos e, nonostante il sistema fosse zeppo di software Copyright duplicato (ma per scopi nel seguito dichiarati, dal pretore milanese di competenza, "senza fini di lucro"), gli agenti si mostrarono fortemente interessati non a quel software, ma alle aree messaggi contenenti corrispondenza criptata in PGP, sulla base di una indagine per presunto traffico di codici d'accesso. Per la prima volta, in assenza di una precisa legge sulla privacy, si indagava nell'ambito della crittografia e della corrispondenza privata.
Il 28 febbraio dell'anno successivo, siamo ormai nel '95, squadre dei Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale Anticrimine, posero sotto sequestro, nell'ambito di un'ispezione più ampia, il personal computer su cui girava BITs Against The Empire BBS, nodo telematico delle reti CyberNet e FidoNet.
Ciò avveniva su mandato di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Rovereto, che ipotizzava il reato di “associazione con finalità di eversione dell'ordine democratico” (art. 270 bis CP).
Il nodo conteneva una vasta documentazione relativa all'uso sociale delle nuove tecnologie, al circuito dei CSA (Centri Sociali Autogestiti italiani), alle autoproduzioni, nonché a centinaia di riviste elettroniche pubblicamente disponibili sulle reti telematiche di tutto il mondo: in 10 giorni, dietro istanza di dissequestro, tutto il materiale fu restituito ed il nodo poté riaprire.
Nel frattempo, a fine giugno, rete PeaceLink si trasformò da associazione di fatto ad associazione registrata, in modo da consentire una più facile tutela dei propri diritti.
Il 19 Settembre '95, Banana's BBS, nodo di Silvani che aveva meritoriamente sostituito Taras nel periodo del Crackdown, fu visitata da agenti della Digos: questi lo invitarono a dichiarare il proprio sistema presso la prefettura e lasciarono intendere che l'intera rete PeaceLink era soggetta ad un attento monitoraggio.
Del resto da un po' circolavano con insistenza voci relative a schedature puntuali dei SysOp "più in vista", appartenenti alle reti PeaceLink, CyberNet e PNet, sulla base di un filone di indagini parallelo che intendeva monitorare da un lato l'estremismo di stampo neo-nazista, dall'altro, nel caso delle reti sopra citate, i comportamenti dell'estremismo radicale di sinistra.
Era ormai chiaro, come ebbe a scrivere nel seguito Alessandro Marescotti, che da tempo "agenti dell'antiterrorismo e dei servizi segreti tallonavano PeaceLink ed i loro attivisti, temendo che fosse un pericoloso centro di attività pacifista". Questo tallonamento sembrava essersi perfino tradotto nel tentativo di introdurre informatori all'interno della rete, nella speranza che si potessero ricavare interessanti informazioni riservate, funzionali a quei filoni di indagine.
Non v'era ormai dubbio che il sequestro di Taras ed i controlli della rete erano stati un malcelato tentativo di zittire uno strumento di libertà, nell'incapacità di comprenderne fino in fondo la natura e nel sospetto che fosse il volano di attività di pericoloso antagonismo sociale.
8. Vandali di Stato
Il 19 dicembre 1995, il Centro Sociale Leoncavallo di Milano denunciò un atto di "polizia giudiziaria" che, con un raid avvenuto alle 6.30 di mattina, da parte di "un ingente contingente di polizia e carabinieri mascherati", provocò la totale devastazione del centro stesso, in esecuzione di due procedimenti giudiziari: "il primo riguardava il sequestro delle strutture per l'allestimento di concerti all'interno del centro ed il secondo perquisizioni ed arresti cautelari per sostanze stupefacenti.".
Oltre alle consuete operazioni di perquisizione e sequestro delle strutture, furono compiute "gravi e violente azioni" nei confronti di militanti del Leoncavallo e delle strutture non soggette a sequestro. Durante queste azioni vandaliche, particolare ferocia venne esercitata all'interno della sede del collettivo ECN (European Counter Network ), che si occupava di comunicazione telematica e della gestione della BBS del Leoncavallo, e che, in quel periodo, stava lavorando per connettere ad Internet i centri sociali. Una decina di computer, rimessi a nuovo o acquistati negli ultimi due anni, "furono distrutti, i video sfondati e imbrattati di vernice, gli chassis delle macchine presi a calci o coperti di orina, le tastiere bloccate dal silicone".
A metà dicembre del '95 il computer che gestiva a Taranto il nodo centrale di PeaceLink subì un disastroso crash, che bloccò la rete per alcuni giorni. L'attività riprese per un paio di settimane finché Giovanni Pugliese non ebbe modo di contattarmi, per chiedere se fossi stato disponibile a spostare a Napoli il nodo centrale della rete.
In quelle settimane Giovanni aveva impegnato tutte le sue energie in una campagna di ricerca di aiuti su Internet, nel tentativo di salvare la vita al piccolo Gian Marco, bambino affetto da una rara e devastante forma di leucodistrofia (avrei avuto occasione di provare un brivido sulla schiena, nel vedere Gian Marco dal vivo in occasione del secondo convegno PeaceLink, tenutosi a Statte a fine Ottobre del successivo anno).
 
Quel terribile guasto del computer di Taras, insieme alle inevitabili ripercussioni di una logorante attesa per l'esito delle indagini del sequestro ed all'impegno profuso per Gianmarco, lo avevano spossato, impedendogli di portare avanti con continuità la gestione tecnica della rete.
Alla richiesta di Giovanni non potei rispondere di sì, in quanto sul mio nodo non v'erano slot temporali sufficienti per consentire ai nodi regionali di PeaceLink lo scambio della posta. Ebbi però la fortuna di contattare un altro SysOp napoletano, Davide Pagnozzi di Editel BBS, che offrì piena e generosa disponibilità purché, mi disse, "vieni a casa mia e configuri tutto tu, perché io ho iniziato da poco e non sarei in grado di portare avanti questa cosa da solo".
Con Davide fu fatto un lavoraccio incredibile, anche per recuperare tutti i nodi regionali ignari del nuovo cambio. Ma ancora una volta, il 7 gennaio del '96, PeaceLink era in vita: Davide avrebbe gestito, tramite EdiTel, la messaggistica tradizionale ed io mi sarei occupato del gateway con Internet.
Da allora in poi PeaceLink sarebbe rimasta stabilmente a Napoli, prima con la gestione centrale della posta, ancora oggi con il server Internet dedicato ad Alex Langer.
Il colpo di grazia rete PeaceLink lo subì però il 26 febbraio del '96, quando a Giovanni Pugliese fu notificato un assurdo decreto di condanna penale per i fatti del sequestro e senza alcun dibattimento, perché il reato era "perseguibile d'ufficio". Un poco competente "perito fonico", dopo ore ed ore di analisi del contenuto dell'Hard Disk del computer di Pugliese, aveva alla fine rilevato la presenza di un Word senza licenza d'uso, tra l'altro preinstallato e dunque neppure duplicabile o diffondibile per via telematica.
Era crollato il castello di menzogne su cui era stato costruito il movente del sequestro della BBS di Giovanni, eppure veniva emessa una condanna di 3 mesi di reclusione più il pagamento di una multa di 500 mila lire e delle spese processuali. Fu un insulto verso l'impegno sociale di PeaceLink: "chi osava denunciare per il bene comune, malefatte e quant'altro di negativo vi potesse essere nel nostro paese, sapeva ora bene a cosa andava incontro".
Giovanni Pugliese presentò immediatamente appello, sia perché era mancato il dibattimento, sia perché la copia ad uso personale di un programma destinato alle attività di una associazione di volontariato era cosa ben diversa dal commercio a fini di lucro.
L'ultima dura spallata alla telematica amatoriale arrivò nel maggio del '97. Questa volta si apriva un nuovo filone, che sarebbe stato, negli anni successivi, motivo di rilancio per le attività della Polizia Postale: la pornografia minorile.
Qualche avvisaglia c'era già stata il mese di aprile, quando un SysOp, che consideravo persona di una gentilezza quasi mortificante, mi contattò lasciandomi intendere che era stato sottoposto ad una indagine per pedofilia, pregandomi però di non divulgare la notizia.
Ebbene, l'8 maggio fu inesorabilmente confermato quel filone d'indagine: 18 nodi, tra cui alcuni critici per la rete FidoNet, furono chiusi. Dopo qualche mese, l'istruttoria, che aveva impegnato gli agenti della Polizia Postale dal Nord al Sud dell'ltalia, si tramutò nell'ennesima bolla di sapone. Peccato che quell'indagine ed i titoli vergognosamente scandalistici dei giornali, così come era avvenuto durante il primo Crackdown, avevano già rovinato la reputazione degli indagati, gettando su di loro il marchio dell'infamia e del sospetto.
 
In quell'occasione finalmente FidoNet si rese disponibile ad aprire un'area tematica dedicata ai problemi telematici ed al coordinamento tra operatori di diversi network. Purtroppo era un po' tardi: l'Internet di massa era alle porte e molti SysOp FidoNet, in seguito a quell’ennesimo incidente, chiusero per sempre le loro BBS.
Il seguito è la storia di una lenta agonia, che vide la telematica amatoriale consumarsi progressivamente nel tempo, o convertirsi, migrare ed il più delle volte disperdersi su Internet; questa storia ebbe il suo punto di non ritorno nel 2000, anno in cui la telematica amatoriale delle BBS poteva considerarsi pressoché scomparsa.
Oggi che la tecnologia lo permette, tutto è diventato più semplice. Per aprire una mailing list o allestire una pagina web bastano cinque minuti; eppure molti legami di quel tempo si sono dispersi nel nulla, tra il narcisismo telematico di un blogger o la incomunicabilità verbale di un newsgroup. Solo certe comunità virtuali, che in quegli anni avevano ben seminato, resistendo alle cannonate dei crackdown e maturando esperienza nella palestra delle BBS, conservano ancora il proprio spazio ed il proprio ruolo, dimostrando nei fatti una sorprendente vitalità e la giustezza di certe scelte iniziali.
Epilogo. La sentenza di assoluzione definitiva per Giovanni Pugliese arrivò solo il 21 gennaio 2000: l'Associazione PeaceLink e tutta la telematica pacifista italiana poterono celebrare l'assoluzione con formula piena, attesa per sei lunghi anni. Vicende recenti dimostrano però quanto le voci libere della telematica di volontariato diano ancora molto fastidio e quanto sia ancora forte la volontà di zittirle. [5]

9. Crociate contro le reti libere
La mattina del 27 giugno ‘98 la Polizia Postale di Bologna prelevava  un intero computer su ordine del Pubblico Ministero della Procura di Vicenza. Si trattava del server dell'associazione Isole nella Rete, corrispondente all'indirizzo pubblico www.ecn.org.
Un sequestro preventivo ipotizzante il reato di diffamazione continuata ai danni di una agenzia di viaggi, a causa di un messaggio web inserito da un collettivo di Vicenza, fedele trascrizione di un volantino stampato su carta e normalmente distribuito in pubblico.
Questo messaggio è stato originariamente inviato a una delle liste di discussione ospitata dal server di Isole Nella Rete e successivamente - in modo automatico come normalmente avviene - pubblicato sul web.
L'ordine di sequestro dell'intero server ha comportato il blocco di un servizio utilizzato da migliaia di utenti italiani, tra l'altro del tutto estranei alla vicenda che ha portato a ipotizzare il reato di diffamazione, e che si sono visti improvvisamente privati del loro mezzo di comunicazione.
L'ordine di sequestro non e' stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) e il server e' stato quindi finalmente restituito la mattina del 2 luglio.
Tuttavia, durante il sequestro il computer e' rimasto per diversi giorni nei locali della polizia. Sul disco fisso erano memorizzati dati su centinaia di persone e collettivi del movimento antagonista. Questi dati, formalmente tutelati dalla legge sulla privacy, potrebbero in qualche modo essere stati letti da estranei.
 
La vicenda ha avuto scarsa eco sui media italiani, ma è stata invece citata dall’Herald Tribune e dal  Washington Post:
“In Italy, meanwhile, authorities created a parallel flap when Bologna police seized the equipment of a nonprofit Internet provider they said had engaged in "prolonged defamation" of a travel agency. The provider said the reference was to a call for a boycott based on the travel agency's ownership; supporters of Kurdish rights said the business was owned by the family of the former Turkish prime minister, Tansu Ciller.” [6]
Il 2001 fu invece l’anno della crociata contro la pedofilia su Internet. Qualche anno dopo si sarebbe scoperto che “il male” si annidava tanto in rete quanto in luoghi insospettabili, come rispettabili appartamenti di famiglie perbene e tranquille parrocchie di quartiere. Ma per lunghi mesi sembrava che il più grande strumento della condivisione della conoscenza mai inventato dall’essere umano servisse solo per tendere trappole ai nostri innocenti pargoli.
Una delle perle di questa crociata casereccia è stata l’accusa rivolta al Comune di Roma: esalta la pedofilia.
Su Romacivica.net che, come tutte le reti civiche del mondo ospita sui suoi server associazioni, gruppi, soggetti di ogni tipo, erano state rinvenute pagine curate dall’associazione AVANA, che riproducevano, alcune pagine del libro “Lasciate che i bimbi… Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe”. [7]
Nel testo erano proposte tesi anche discutibili ma senza dubbio interessanti e controverse, a partire da una lettura senza pregiudizi del tema con citazioni di numerosi studi clinici (“frasi inneggianti alla pedofilia”, secondo i crociati).
Il libro si concludeva con l’ipotesi del tutto verosimile secondo cui la questione pedofilia venga strumentalmente usata per favorire la repressione e la censura in rete.
In più, il libro in oggetto era uscito per l’editore Castelvecchi a firma Luther Blisset in tutte le librerie, dunque non era reperibile solamente on line. Il contesto dunque conta più dell’oggetto, per cui alcune affermazioni poste su una pagina web apparivano un orrendo reato, nascoste tra le pagine di un libro tra gli scaffali diventano come un contributo polemico al dibattito culturale.
 Pochi giorni dopo la crociata, il comune di Roma provvedeva ad oscurare le pagine di AVANA, aprendo anche una controversia legale per individuare le responsabilità. Subito dopo ci si preoccupava di scandagliare le altre pagine alla ricerca di elementi compromettenti, elimi

martedì 31 ottobre 2023

Le radici storiche del Partito Democratico e la sua missione riformista

Il Partito Democratico, fondato nel 2007, è stato un importante tentativo di unire diverse anime della sinistra italiana in un'unica formazione politica. Questo partito aveva l'obiettivo di costruire una sinistra riformista e democratica che potesse affrontare le sfide del XXI secolo, mantenendo salde le radici e i valori che hanno ispirato la sinistra italiana per decenni. Per rafforzare il senso di appartenenza e l'importanza di continuare a lottare per questi ideali, è essenziale ricordare le radici storiche del Partito Democratico e le figure che hanno plasmato il suo percorso.

Una delle figure di riferimento fondamentali per il Partito Democratico è indubbiamente Enrico Berlinguer, storico leader del Partito Comunista Italiano. Berlinguer è ricordato per la sua capacità di costruire ponti tra diverse fazioni della sinistra e per la sua idea di un "compromesso storico," un tentativo di trovare una via di mezzo tra le forze politiche di sinistra e di destra per affrontare le sfide del suo tempo. La sua visione e il suo spirito di dialogo hanno ispirato il Partito Democratico a cercare una via simile per promuovere le riforme e il cambiamento nella società italiana.

Un'altra figura di grande importanza è Aldo Moro, il leader della Democrazia Cristiana, che perse tragicamente la vita nel tentativo di raggiungere un compromesso storico con il Partito Comunista. Il suo sacrificio rappresenta un simbolo dell'importanza di superare le divisioni politiche per il bene comune e il progresso della nazione. Il Partito Democratico guarda a Moro come a un esempio di leadership visionaria e dedizione al servizio pubblico.

Il Partito Democratico si presenta come un partito che unisce le istanze dei più grandi partiti a vocazione popolare e di ispirazione democratica del dopoguerra. Incarna l'idea di una sinistra riformista e ecologista che si impegna a difendere i diritti inalienabili delle persone in settori cruciali come il lavoro, la sanità e l'istruzione. Questi obiettivi si basano sulla tradizione di lotta per l'uguaglianza e la giustizia sociale, radicata nelle esperienze politiche di Berlinguer e Moro.

Ricordare le radici storiche del Partito Democratico è fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza e la motivazione a perseguire una sinistra riformista. Questi ideali, basati sulla collaborazione, il dialogo e il superamento delle divisioni, sono essenziali per affrontare le sfide contemporanee. In un momento in cui l'unità della sinistra è fondamentale per il progresso del paese, il Partito Democratico può guardare al passato per trarre ispirazione e guidare il cammino verso un futuro migliore per tutti gli italiani.


domenica 29 ottobre 2023

le tasse e il welfare.

Le tasse rappresentano un aspetto cruciale di qualsiasi sistema economico e sociale. Molte persone le vedono come un onere, ma è importante comprendere che pagare le tasse è molto di più di una semplice detrazione dal nostro reddito. Le tasse svolgono un ruolo fondamentale nel finanziare e far funzionare gli elementi chiave della nostra società, come scuole, ospedali e servizi pubblici, che non possono essere sostenuti unicamente dai soliti noti, vale a dire i pensionati e i lavoratori dipendenti.

Uno dei principali benefici delle tasse è l'investimento nell'istruzione pubblica. Le scuole pubbliche sono il fondamento della crescita economica e dello sviluppo a lungo termine di una nazione. Pagando le tasse, contribuiamo a garantire che le nuove generazioni abbiano accesso a un'istruzione di qualità, indipendentemente dalla situazione economica delle loro famiglie. Questo non solo migliora le prospettive individuali degli studenti, ma rinforza anche l'intero sistema economico, poiché un'istruzione solida conduce a una forza lavoro più qualificata e competitiva.

Gli ospedali e i servizi sanitari pubblici sono altri benefici diretti del pagamento delle tasse. Nessuno può prevedere quando avrà bisogno di assistenza medica, ma grazie a un sistema sanitario pubblico finanziato dalle tasse, tutti i cittadini possono accedere a cure mediche di base. Questo non solo contribuisce a salvare vite, ma riduce anche l'onere finanziario sulle famiglie in caso di malattia o emergenza.

Oltre all'istruzione e alla sanità, le tasse sono essenziali per finanziare i servizi pubblici in generale. Questi includono la manutenzione delle strade, il sistema giudiziario, i servizi di emergenza e molto altro. Senza tasse adeguate, questi servizi verrebbero notevolmente compromessi. Immaginiamo un mondo in cui le strade non vengono riparate, i tribunali non possono perseguire il crimine e i servizi di emergenza non rispondono alle chiamate - questo sarebbe un caos.

Un sistema fiscale equo è essenziale per garantire che tutti contribuiscano in base alle proprie capacità. In questo modo, il peso fiscale è distribuito in modo più equo tra la popolazione, e non grava esclusivamente sui pensionati e i lavoratori dipendenti. L'equità fiscale contribuisce a ridurre le disuguaglianze sociali, promuovendo una società più inclusiva.

È un impegno comune che, se gestito in modo responsabile e trasparente, può portare a un miglioramento della qualità della vita per tutti i cittadini. Ma  ahimè, da noi esiste una pessima  categoria, quella degli evasori, che spesso è appoggiata e capeggiata anche da alcuni esponenti politici, i quali, per ottenere consensi elettorali, giustifica e invoglia all'evasione fiscale questi ultimi.

Alla società civile e a tutti gli uomini democratici spetta il compito di riconoscere e non dare più il proprio consenso a questi essere viscidi e meschini che stanno portando alla completa distruzione il nostro sistema di welfare.

venerdì 27 ottobre 2023

Affrontare le sfide economiche del prossimo futuro: l'urgenza di provvedimenti coraggiosi

Il prossimo futuro potrebbe presentare una serie di sfide economiche che metteranno a dura prova molte fasce della società, in particolare i percettori di redditi fissi, i precari, i giovani e gli anziani. È un campanello d'allarme che richiede una risposta rapida e decisiva da parte del governo, ma sembra che tale urgenza non venga completamente compresa.

La pandemia di COVID-19 è le guerre poi,  hanno già colpito duramente molte economie in tutto il mondo, ma i suoi effetti continueranno a farsi sentire nei prossimi anni. Questo mette in luce l'importanza di affrontare il problema in modo efficace ed equo.

I percettori di redditi fissi si trovano in una situazione precaria, poiché l'inflazione e i crescenti costi della vita minacciano il loro potere d'acquisto. I loro stipendi o pensioni potrebbero non essere sufficienti per coprire le spese quotidiane, portando a un declino del tenore di vita.

I precari, che spesso lavorano in settori più vulnerabili dell'economia, sono a rischio di perdere i loro posti di lavoro o di vedere contratti e salari ridotti. Questa instabilità può causare stress finanziario e sociale.

I giovani, già colpiti dalla disoccupazione giovanile e dall'incertezza economica, potrebbero vedere compromesse le loro opportunità future. L'accesso all'istruzione e alle opportunità di carriera potrebbe essere limitato.

Gli anziani, che dovrebbero godere di una pensione dignitosa dopo anni di lavoro, si trovano spesso a dover far fronte a pensioni insufficienti per sostenere una vita confortevole.

È fondamentale che il governo riconosca l'urgenza di queste sfide e prenda misure immediate. Questi provvedimenti dovrebbero includere:

1. Misure di sostegno economico: Fornire aiuti finanziari mirati alle famiglie in difficoltà e aumentare le pensioni per gli anziani.

2. Programmi di riqualificazione e formazione: Investire nell'istruzione e nella formazione per aiutare i giovani e i lavoratori precari a sviluppare nuove competenze e trovare occupazione.

3. Controllo dell'inflazione: Monitorare attentamente l'inflazione e adottare politiche che ne limitino l'impatto sui cittadini.

4. Promozione della partecipazione civica: Incoraggiare le persone a far sentire la propria voce attraverso manifestazioni pacifiche e coinvolgimento attivo nella politica.

È essenziale che il governo ascolti le voci provenienti dalla società e agisca con determinazione per garantire un futuro economico più sicuro per tutti. Il tempo è prezioso, e l'urgenza di queste questioni non può essere sottovalutata.

sabato 7 ottobre 2023

Il presentismo e la perdita della profondità storica: da cittadini a sudditi

Nel mondo frenetico e sempre connesso in cui viviamo, è diventato sempre più evidente il fenomeno del "presentismo" di cui Zygmunt Bauman ci ha messo in guardia. Questo atteggiamento ci ha portato a una sorta di schiavitù del presente, spogliandoci della nostra conoscenza storica e privandoci della memoria collettiva.

Il presentismo è come un velo che oscura la nostra comprensione del mondo. Viviamo nell'istante, concentrati solo su ciò che sta accadendo in questo preciso momento. Mentre potremmo pensare che questo atteggiamento ci renda più connessi con il mondo, in realtà ci fa perdere di vista la profondità storica che ci permette di comprendere il presente in modo più completo.

La conoscenza storica è essenziale per una società sana e democratica. Ci fornisce un contesto per comprendere come siamo arrivati fino a qui, le sfide che abbiamo superato e i successi che abbiamo ottenuto. Senza questa conoscenza, siamo come navi senza bussola, vulnerabili alle manipolazioni del presente.

La mancanza di profondità storica ci trasforma da cittadini consapevoli in sudditi passivi. Diventiamo prede facili per chi cerca di manipolare la nostra percezione della realtà, poiché non abbiamo le basi storiche per valutare criticamente ciò che ci viene presentato.

Per combattere il presentismo e recuperare la nostra profondità storica, dobbiamo impegnarci attivamente nella ricerca della conoscenza storica. Dovremmo leggere, studiare e riflettere sulla storia, sia quella globale che quella locale. Dovremmo insegnare la storia nelle scuole in modo che le generazioni future non subiscano la stessa perdita di conoscenza.

Solo ripristinando la nostra profondità storica possiamo sperare di diventare cittadini consapevoli e attivi, capaci di partecipare pienamente alla vita democratica e di resistere alle manipolazioni del presente. La storia è il nostro ancoraggio nel tempo, e ignorarla mette in pericolo la nostra libertà e la nostra capacità di plasmare il futuro.

La cruciale importanza della sanità pubblica: Un appello per il bene comune

La salute è uno dei beni più preziosi che ognuno di noi possiede, e l'accesso a cure mediche di qualità dovrebbe essere un diritto fondamentale garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro risorse finanziarie. Tuttavia, in un momento in cui dal governo di destra a guida Meloni, alcune voci si levano in favore della sostituzione della sanità pubblica con un modello privato, è fondamentale riflettere attentamente su quale impatto questa transizione potrebbe avere sulle vite di milioni di persone.

La sanità pubblica, se gestita in modo efficace, è un baluardo contro l'ineguaglianza nella salute. Garantisce che ogni individuo abbia accesso a cure mediche di alta qualità, senza dover preoccuparsi delle disponibilità finanziarie sul proprio conto in banca. Questo non solo promuove un'equità sociale fondamentale ma contribuisce anche a preservare la salute pubblica nel suo complesso.

Chi sostiene il passaggio a un sistema di sanità privata spesso lo fa invocando il concetto di "libertà di scelta". Tuttavia, questa libertà di scelta potrebbe tradursi in realtà in un'inevitabile discriminazione basata sul reddito. Chi è in grado di permettersi le cure migliori avrà accesso a un livello di assistenza sanitaria superiore, mentre chi è meno fortunato sarà costretto a fare i conti con un servizio di qualità inferiore o addirittura a rinunciare alle cure necessarie.

Inoltre, la privatizzazione della sanità potrebbe portare a un aumento dei costi complessivi per l'assistenza sanitaria, poiché le aziende private spesso cercano di massimizzare i profitti. Questo potrebbe mettere a dura prova le risorse finanziarie delle famiglie e persino costringerle a rinunciare alle cure di cui hanno bisogno.

Dobbiamo quindi chiederci se il desiderio di profitto dovrebbe davvero prevalere sulla salute e sul benessere dei cittadini. La sanità pubblica, se gestita in modo efficiente e trasparente, può garantire cure accessibili, di qualità e senza discriminazioni. Invece di smantellare questo sistema essenziale, dovremmo lavorare per migliorarlo e renderlo ancora più inclusivo.

Per concludere posso affermare che, la protezione della sanità pubblica è una causa che va oltre le divisioni politiche. Dobbiamo tutti riflettere attentamente sul valore di un sistema sanitario che mette al centro il bene comune, e resistere alle spinte che cercherebbero di privarci di questo diritto fondamentale. La salute di milioni di cittadini è in gioco, e dobbiamo agire in difesa di una sanità pubblica forte e accessibile per tutti.

domenica 24 settembre 2023

Il pluralismo e la sincera dialettica democratica: Fondamenti della società italiana contemporanea

La società italiana ha subito profonde trasformazioni nel corso degli ultimi decenni, un processo che ha coinvolto aspetti politici, sociali ed economici. Tuttavia, in questo contesto in continua evoluzione, persiste la necessità per coloro che abbracciano una visione aperta della politica e della storia di difendere con fermezza due pilastri fondamentali: il pluralismo e la sincera e trasparente dialettica democratica.

Il pluralismo, nell'ambito politico e sociale, rappresenta l'idea che una società sana debba accogliere una varietà di opinioni, idee e punti di vista. È un valore cruciale in una società democratica, poiché consente la partecipazione di una vasta gamma di attori nella formazione delle decisioni politiche. Questa diversità di prospettive e opinioni crea un ambiente ricco di idee, che a sua volta favorisce l'innovazione e il progresso. Nel contesto italiano, il pluralismo è stato messo alla prova dalle tensioni politiche e sociali, ma continua a essere un faro di speranza per una società unita nella diversità.

La dialettica democratica rappresenta un altro aspetto fondamentale della società italiana contemporanea. Essa si basa sul concetto di dialogo aperto e onesto, in cui le diverse parti coinvolte possono esprimere le proprie opinioni e confrontarle con le opinioni degli altri in modo civile e costruttivo. Questo processo permette di raggiungere compromessi, di costruire consenso e di prendere decisioni informate. La dialettica democratica richiede trasparenza e rispetto reciproco, aspetti che sono essenziali per il funzionamento di una democrazia sana.

Tuttavia, in un'epoca in cui le divisioni possono diventare profonde e polarizzate, il mantenimento di una dialettica democratica sincera può essere una sfida. È compito di tutti noi, come cittadini impegnati, promuovere un dialogo costruttivo, anche con coloro con cui potremmo non essere d'accordo. La vera forza di una società democratica risiede nella sua capacità di gestire disaccordi attraverso discussioni aperte, anziché tramite la conflittualità distruttiva.

In un'Italia in costante cambiamento, il pluralismo e la dialettica democratica rimangono fondamentali per costruire una società inclusiva e progressista. Nonostante le sfide che possiamo incontrare, dobbiamo continuare a difendere questi valori e lavorare insieme per assicurarci che la diversità e il dialogo costruttivo rimangano al centro della nostra democrazia. Solo attraverso l'impegno di tutti possiamo plasmare un futuro migliore per l'Italia.

lunedì 18 settembre 2023

Festa dell'Unità con mio figlio.

È stata una giornata indimenticabile quella trascorsa alla Festa dell'Unità di Taranto con mio figlio Vittorio. Era la sua prima esperienza in un evento politico del genere, e fin dall'inizio si poteva percepire un'atmosfera carica di emozioni e aspettative. La Festa era un'occasione speciale, non solo per celebrare l'unità del partito ma anche per riscoprire vecchi amici e incontrare nuovi compagni di partito.

Mentre camminavamo tra la folla, il mio sguardo si perdeva spesso lungo l'orizzonte, alla ricerca di volti che purtroppo non avrei più potuto vedere perchè purtroppo deceduti, compagni che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della politica tarantina. Erano assenti fisicamente, ma la loro eredità politica e il loro prestigio caratteriale sono ancora vivi in tutti noi.

Prima di ascoltare il discorso conclusivo della segretaria nazionale, Elly Schlein, mio figlio e io abbiamo trascorso del tempo a discutere delle diverse posizioni politiche che il Partito Democratico stava finalmente adottando. La nuova segretaria rappresenta una svolta politica, e in molti speriamo che tutto questo sia l'impulso definitivo per coinvolgere i giovani con idee innovative e di sinistra, quei giovani che guardano al futuro e vogliono fare la differenza nel paese.

Il discorso di Elly Schlein è stato appassionato e ispirante. Ha delineato le linee guida del partito per il futuro e ha sottolineato l'importanza dell'unità e del rinnovamento. È stato un momento di grande emozione e speranza per tutti noi, e ho guardato mio figlio con orgoglio, sapendo che aveva la possibilità di contribuire a costruire un futuro migliore.

Dopo l'intervento di Elly Schlein, ci siamo dapprima confrontati e poi congedati dai compagni della sezione di Statte, che erano venuti numerosi per assistere al comizio della Segretaria. Poi ci siamo diretti verso lo stand dove veniva servito il panino con la salsiccia, una tradizione immancabile in qualsiasi Festa dell'Unità che si rispetti. Esso è un momento di convivialità, di condivisione di idee e di progetti per il futuro anche con coloro che dietro le quinte allietano i partecipanti con il loro impegno gratuito per far si che la festa riesca nel migliore dei modi.

La gioia più grande, però, è arrivata al termine della manifestazione, durante il nostro ritorno a casa. Mio figlio Vittorio mi ha detto con entusiasmo: "Papà, questo per me è solo l'inizio. Voglio condividere con te tutte le altre manifestazioni del partito." Le sue parole mi hanno riempito il cuore di felicità, perché sapevo che il futuro del nostro paese sarebbe stato nelle mani di giovani come lui, determinati a fare la differenza.

Questa giornata alla Festa dell'Unità non è stata solo un momento di celebrazione politica, ma anche un momento di connessione tra le generazioni, un'occasione per passare il testimone e per alimentare la speranza in un futuro migliore. E così, con mio figlio al mio fianco, ho guardato avanti con fiducia, sapendo che anche questa volta, il nostro impegno politico avrebbe contribuito a plasmare il destino del nostro paese.

Festa dell'Unità cosa rappresenta per un militante?

La Festa dell'Unità rappresenta un evento significativo per i militanti di sinistra e per coloro che condividono ideali progressisti e di sinistra. Questa tradizione ha radici profonde nella storia del movimento operaio e politico di sinistra, ed è celebrata in diverse parti del mondo con vari nomi, come "Fête de l'Humanité" in Francia o "Festa de l'Unità" in Italia.

Ecco cosa rappresenta la Festa dell'Unità per un militante di sinistra:

1. Celebrazione dell'Unità: La Festa dell'Unità è nata per celebrare l'unità dei movimenti di sinistra. Rappresenta un momento in cui persone con diverse sfumature di pensiero all'interno del panorama di sinistra si riuniscono per promuovere l'unità e la solidarietà all'interno del movimento.

2. Promozione dell'Agenda Progressista: Durante la Festa, vengono organizzati dibattiti, conferenze, e incontri politici che affrontano questioni di rilevanza sociale, economica e politica. È un'opportunità per discutere e promuovere l'agenda progressista, incluso il miglioramento dei diritti dei lavoratori, l'uguaglianza di genere, la giustizia sociale e ambientale.

3. Partecipazione Politica: La Festa dell'Unità offre un'opportunità per coinvolgersi attivamente nella politica di sinistra. I militanti possono incontrare i loro rappresentanti politici, ascoltare i loro discorsi e contribuire alle discussioni sulla direzione futura del movimento.

4. Solidarietà e Comunità: La festa è un momento di solidarietà e di costruzione di comunità. I militanti di sinistra si riuniscono per rafforzare il loro senso di appartenenza e condividere ideali comuni. Questo può essere particolarmente importante in periodi di sfide politiche o sociali.

5. Cultura e Intrattenimento: Oltre agli aspetti politici, la Festa dell'Unità offre spesso spettacoli musicali, teatrali e culturali. Questi eventi contribuiscono a creare un'atmosfera di festa e di celebrazione.

6. Raccolta di Fondi: La festa spesso funge anche da fonte di finanziamento per i partiti di sinistra e le organizzazioni politiche. I proventi raccolti durante l'evento possono essere utilizzati per sostenere le attività politiche e sociali.

In generale, la Festa dell'Unità rappresenta un momento di impegno politico e di celebrazione dei valori e degli ideali della sinistra. È un'opportunità per rafforzare il movimento, rafforzare legami di solidarietà e promuovere l'agenda progressista.

venerdì 8 settembre 2023

L'investimento nell'educazione: una via per ridurre i reati in Italia

L'Italia è un paese rinomato per la sua cultura, la sua storia e la sua cucina. Tuttavia, negli anni, ha dovuto affrontare sfide significative legate alla criminalità e all'insicurezza. Molti sostengono che la chiave per affrontare questo problema sia un investimento significativo nell'istruzione e nella formazione. In questo articolo, esploreremo l'importanza di investire nell'educazione come mezzo per ridurre i reati in Italia.

L'educazione è spesso considerata il pilastro su cui si basa una società sana e prospera. Un sistema educativo forte non solo fornisce conoscenze e competenze ai giovani, ma insegna anche valori fondamentali come il rispetto, la tolleranza e la responsabilità. Investire nell'istruzione significa investire nel futuro del paese, poiché i giovani istruiti sono più propensi a diventare cittadini consapevoli e responsabili.

Numerose ricerche dimostrano una chiara relazione tra il livello di istruzione e la criminalità. I paesi con sistemi educativi robusti tendono a registrare tassi di criminalità inferiori. Gli individui istruiti hanno maggiori opportunità di accesso al mercato del lavoro legale, riducendo così la tentazione di intraprendere vie illegali per sopravvivere.

Per ridurre i reati in Italia, è fondamentale investire in scuole di alta qualità, insegnanti ben preparati e programmi educativi efficaci. Questo significa non solo aumentare il finanziamento per l'istruzione, ma anche garantire che l'istruzione sia accessibile a tutti, indipendentemente dalla loro origine sociale o geografica.

Prevenire la criminalità è molto più efficace e meno costoso che punirla successivamente. Investire nell'educazione è una forma di prevenzione in quanto fornisce ai giovani gli strumenti per costruire una vita migliore senza dover ricorrere alla criminalità.

In Italia, come in molti altri paesi, l'educazione è la chiave per affrontare il problema della criminalità. Investire nella formazione dei giovani è un passo fondamentale per ridurre i reati e creare una società più sicura e prospera. Solo attraverso un impegno a lungo termine nell'istruzione possiamo sperare di vedere una riduzione significativa dei reati nel nostro paese. L'investimento nell'educazione è un investimento nel futuro dell'Italia.

mercoledì 6 settembre 2023

La necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale per contrastare la concorrenza sleale


Negli ultimi anni, si è manifestato un problema crescente all'interno del mondo del lavoro: la contrattazione pirata, un fenomeno che sta minando la giustizia e l'equità nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro. Questa pratica disonesta permette alle aziende di stipulare contratti con sindacati fittizi al fine di ottenere condizioni più vantaggiose a scapito dei lavoratori e delle imprese che rispettano le regole.

La contrattazione pirata è una forma di concorrenza sleale che mina i diritti dei lavoratori e danneggia la sana competitività tra le imprese. Le aziende che scelgono questa strada sono in grado di abbassare i salari, ridurre i benefici e limitare i diritti sindacali dei propri dipendenti, il che inevitabilmente mette a repentaglio la qualità della vita dei lavoratori.

Per contrastare questo fenomeno e ripristinare la giustizia nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, è fondamentale l'adozione di una legge sulla rappresentanza sindacale. Tale legge dovrebbe stabilire chiaramente i requisiti e le procedure per riconoscere i sindacati come rappresentativi e legittimi, impedendo così la creazione di sindacati fittizi o manipolati dalle aziende.

Inoltre, una legge sulla rappresentanza sindacale dovrebbe garantire la libertà sindacale, proteggendo i diritti dei lavoratori di unirsi a sindacati legittimi senza paura di ritorsioni da parte dei datori di lavoro. Questa libertà è essenziale per garantire una contrattazione collettiva equa e per difendere i diritti dei lavoratori.

Infine, la legge dovrebbe prevedere sanzioni severe per le aziende che violano le regole, comprese multe significative e sanzioni penali per coloro che sono coinvolti nella creazione o nel sostegno di sindacati fittizi.

Riassumendo il tutto, possiamo affermare che la contrattazione pirata è un problema serio che danneggia sia i lavoratori che le imprese oneste. Una legge sulla rappresentanza sindacale è essenziale per ripristinare la giustizia e l'equità nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, proteggendo i diritti dei lavoratori e promuovendo una concorrenza leale all'interno del mercato del lavoro. È tempo che il legislatore affronti questa sfida importante per il bene di tutti i cittadini.

lunedì 4 settembre 2023

Carlo Alberto Dalla Chiesa: Un Eroe nella Lotta Contro le Mafie

Il 3 settembre 1982, l'Italia perse un eroe nella sua lotta contro le mafie. Il Generale dell'Arma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente Domenico Russo, fu brutalmente assassinato in un agguato. Questo evento tragico segnò una svolta nella storia della lotta alla criminalità organizzata in Italia. Oggi, a 41 anni dalla sua morte, continuiamo a onorare la memoria di queste figure coraggiose e a impegnarci per la legalità e contro tutte le mafie.

Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un uomo straordinario. Nato il 27 settembre 1920, ha dedicato la sua vita al servizio dello Stato italiano. Ha combattuto in varie campagne militari, dimostrando coraggio e dedizione. Tuttavia, è stato il suo impegno nella lotta contro la mafia che lo ha reso un'icona nella storia italiana.

Dalla Chiesa è stato assegnato alla Sicilia nel 1977, dove ha iniziato una crociata contro Cosa Nostra. Ha lavorato instancabilmente per smantellare le organizzazioni criminali e ha incoraggiato altri a unirsi alla sua causa. Il suo approccio implacabile contro le mafie lo ha reso un bersaglio, ma non ha mai vacillato nella sua determinazione.

Il 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa, insieme alla moglie Emanuela e all'agente Domenico Russo, è stato ucciso in un agguato crudele. La sua morte ha scosso l'Italia e il mondo intero, ma ha anche rafforzato la determinazione della nazione nella lotta contro la mafia.

Oggi, l'eredità di Dalla Chiesa vive attraverso il nostro impegno per la legalità e la lotta contro le mafie. La sua dedizione al servizio pubblico e il suo sacrificio personale ci ispirano a continuare la sua missione. Lottiamo per un'Italia libera dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, un'Italia che onora la memoria di chi come Dalla Chiesa ha dato tutto per il bene comune.

Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un eroe nella lotta contro le mafie, un uomo il cui coraggio e impegno hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia italiana. A 41 anni dalla sua morte, continuiamo a onorare la sua memoria impegnandoci per un'Italia più giusta, più sicura e libera dalle mafie. La sua vita e il suo sacrificio ci ricordano che la lotta per la legalità è un impegno collettivo che non deve mai vacillare.

domenica 3 settembre 2023

Minacce online contro i politici: quando il pericolo si nasconde dietro uno schermo

Negli ultimi anni, l'era digitale ha portato con sé una serie di sfide e opportunità, tra cui la comunicazione politica attraverso i social media. Tuttavia, questa piattaforma aperta e accessibile ha anche aperto la porta a un fenomeno inquietante: le minacce online contro i politici. In questo articolo, esploreremo questo grave problema e la sua complessità.

Le minacce online ai politici sono diventate purtroppo comuni. Spesso, questi messaggi si nascondono dietro profili anonimi o pseudonimi, rendendo difficile tracciare i colpevoli. Ma perché queste minacce non suscitano la stessa paura delle minacce tradizionali?

Il fattore principale è la percezione di anonimato che offre Internet. Chi invia queste minacce può farlo da dietro uno schermo, senza la necessità di mostrare il proprio volto o l'identità reale. Questo senso di impunità può spingere alcune persone a comportarsi in modo aggressivo e minaccioso, cosa che potrebbero non fare nella vita reale.

Un altro motivo per cui le minacce online possono non suscitare la stessa paura è il fatto che spesso sono vaghe o generiche. Gli autori di queste minacce raramente forniscono dettagli specifici sulle loro intenzioni o sui metodi che useranno per danneggiare il politico in questione. Questa mancanza di concretezza può far sembrare le minacce meno credibili.

Tuttavia, è importante sottolineare che anche se molte minacce online potrebbero sembrare vuote o inoffensive, non dovrebbero mai essere prese alla leggera. La violenza online può avere conseguenze reali e devastanti per la vita delle persone coinvolte. Inoltre, anche minacce vaghe possono contribuire a creare un clima di intimidazione che ostacola il dialogo civile e la partecipazione politica.

Le minacce online ai politici sono un problema serio che richiede una risposta adeguata. Le autorità, le piattaforme social e la società nel suo complesso devono lavorare insieme per proteggere la sicurezza dei politici e garantire che le minacce online non diventino un ostacolo alla democrazia e alla libera espressione delle opinioni. Solo affrontando questo problema con determinazione e cooperazione possiamo sperare di garantire un ambiente online più sicuro per tutti.

sabato 2 settembre 2023

Prostituzione relazionale: Il prezzo del consenso a qualsiasi costo

Nell'era dei social media e della costante esposizione online, la ricerca del consenso e dell'approvazione degli altri può diventare un'ossessione per alcune persone. Questa tendenza ha portato all'emergere di ciò che viene comunemente chiamato "Prostituzione Relazionale", un termine che mette in luce un fenomeno in cui individui sono disposti a "vendersi" pur di ottenere il consenso e l'approvazione degli altri, spesso a scapito della loro autenticità e benessere personale.

Le persone coinvolte nella prostituzione relazionale vivono con una costante sete di consenso e approvazione. Sono iperattente a ciò che gli altri pensano di loro e sono disposte a fare qualsiasi cosa per ricevere feedback positivi, like sui social media o semplicemente un sorriso di approvazione. Questo desiderio ossessivo di consenso può influenzare profondamente la loro autostima e il loro senso di valore personale.

I social media giocano un ruolo significativo nel promuovere la prostituzione relazionale. La possibilità di condividere ogni aspetto della propria vita online ha portato molte persone a cercare la gratificazione istantanea derivante dall'approvazione virtuale. La cura e l'attenzione posta nella creazione di una "vita perfetta" sui social media spesso nascondono la realtà dietro il desiderio di consenso.

Un aspetto preoccupante della prostituzione relazionale è la perdita di autenticità. Le persone coinvolte in questo comportamento possono finire per mettere in scena una versione di se stesse che pensano piacerà agli altri, ma che non riflette la loro vera identità. Questo può portare a una crescente alienazione da se stessi, poiché si vivono vite basate su aspettative e apparenze invece che su desideri e valori personali.

Il prezzo da pagare per la prostituzione relazionale può essere alto. La ricerca eccessiva del consenso può portare allo stress, all'ansia e perfino alla depressione, poiché si diventa dipendenti dal feedback positivo degli altri. Le relazioni personali possono essere compromesse poiché si mette il desiderio di consenso al di sopra delle connessioni sincere con gli altri.

È importante riconoscere che il consenso e l'approvazione degli altri non dovrebbero definire la nostra autostima o il nostro senso di valore personale. Il cambiamento può iniziare con una maggiore consapevolezza di sé e con il rafforzamento dell'autostima. Inoltre, imparare a stabilire confini sani nelle relazioni e a concentrarsi sulla propria autenticità può aiutare a rompere il ciclo della prostituzione relazionale.

In conclusione, la prostituzione relazionale è un fenomeno complesso e problematico che riflette l'importanza crescente del consenso e dell'approvazione nella società moderna. Tuttavia, è fondamentale riconoscere il valore intrinseco di ogni individuo al di là del consenso esterno e lavorare verso una maggiore autenticità e autostima.

venerdì 1 settembre 2023

Coltivare valori interiori nei giovani: Un Contrappeso alla Globalizzazione

Nell'era in cui l'accelerata globalizzazione sembra influenzare ogni aspetto della nostra vita, è fondamentale porre l'accento sull'importanza di coltivare valori interiori nei giovani. Invece di insegnare loro semplicemente ad adattarsi alla società esistente e a "arrangiarsi con quel che c'è", dovremmo guidarli verso un cammino che li renda agenti di cambiamento positivo e critico.

La società odierna è in continua evoluzione, spesso spinta da forze globali che mirano a uniformare modelli culturali, ideologie e comportamenti. Questo "diabolico progetto della globalizzazione dei cervelli" può portare a un'omogeneizzazione delle menti, minando la diversità culturale e la creatività individuale. In questo contesto, l'educazione gioca un ruolo cruciale nel garantire che le giovani menti non siano solo conformi a questa tendenza, ma abbiano la capacità di resistere e influenzare positivamente il corso degli eventi.

Dare ai giovani valori interiori solidi è un punto di partenza essenziale. Invece di concentrarsi esclusivamente su aspetti materiali o superficiali della vita, dovremmo nutrire valori come l'empatia, l'integrità, la compassione e la responsabilità sociale. Questi valori fungono da guida in un mondo sempre più complesso, permettendo ai giovani di prendere decisioni etiche e di adottare un approccio critico nei confronti delle sfide globali.

L'educazione dovrebbe anche incoraggiare la pensiero critico e la creatività. Invece di accettare acriticamente le informazioni e le opinioni prevalenti, i giovani dovrebbero imparare a valutare in modo indipendente le fonti e a formulare idee originali. Questa abilità di analisi critica è essenziale per sfidare le narrazioni univoche e per contribuire a un dibattito pubblico più ricco e variegato.

Promuovere la consapevolezza culturale è un altro aspetto cruciale. In un mondo globalizzato, l'apertura alla diversità culturale non solo arricchisce l'individuo, ma anche la società nel suo insieme. Insegnare ai giovani ad apprezzare e rispettare le culture diverse aiuta a creare un tessuto sociale più inclusivo e armonioso.

Infine, dovremmo incentivare i giovani a prendere in mano le redini del cambiamento. Troppo spesso, si sentono impotenti di fronte alle grandi forze globali. Insegnando loro che hanno il potere di influenzare il mondo che li circonda, possiamo incoraggiarli a cercare soluzioni innovative e a perseguire passioni che possano portare a un impatto positivo.

Mentre la globalizzazione potrebbe sembrare un'onda inarrestabile, possiamo coltivare valori interiori nei giovani che fungano da contrappeso e li preparino a resistere all'omogeneizzazione delle menti. Invece di adattarsi passivamente, i giovani possono essere ispirati a diventare attori del cambiamento, guidati da valori che promuovono la diversità, l'etica e l'empowerment individuale.

🪶 Il Grido del Silenzio

Non sempre i silenzi sono solo vuoti da riempire. A volte, gridano più forte di qualsiasi parola. È nei momenti di silenzio che ...