In Italia, una realtà preoccupante si sta delineando nel tessuto della sanità nazionale: milioni di cittadini sono costretti a rinunciare alle cure mediche a causa dei lunghi tempi d'attesa per gli esami diagnostici. Questo fenomeno, alimentato dai tagli alla sanità perpetrati negli anni e accentuato dalle politiche recenti, sta diventando sempre più evidente e dannoso per la salute pubblica.
Si sta creando una divisione netta tra cittadini: quelli che possono permettersi di rivolgersi al settore privato per accedere rapidamente alle cure e quelli che, invece, sono costretti a sottostare a liste d'attesa interminabili, rischiando gravi conseguenze per la propria salute. Questa disparità sta generando una società a due velocità, dove il diritto alla salute sembra essere legato al contenuto del proprio portafoglio.
È essenziale invertire questa tendenza e porre fine a questa ingiustizia sociale. L'investimento nella sanità pubblica deve diventare una priorità assoluta per il Paese, con una quota adeguata del PIL destinata a questo settore vitale. Proprio come suggerito da molte voci autorevoli, è necessario aumentare la spesa sanitaria fino al 7% del PIL, al fine di garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure di cui necessitano.
Ma dove dovrebbero essere diretti questi investimenti? La risposta è chiara: verso la sanità territoriale e di prossimità, che rappresenta il primo punto di contatto con il sistema sanitario per molti cittadini. Rinnovare i contratti e assumere nuovo personale è fondamentale per ridurre i tempi d'attesa e migliorare la qualità dell'assistenza. Inoltre, è indispensabile mettere in sicurezza le strutture ospedaliere esistenti e investire in innovazione tecnologica per garantire un servizio sanitario all'avanguardia.
Non possiamo ignorare il fatto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) mette a disposizione risorse significative per affrontare questa emergenza. Tuttavia, è sconcertante constatare che il governo attuale preferisca destinare tali fondi a cause controversie e ideologiche, come le associazioni antiabortiste nei consultori, anziché utilizzarli per migliorare effettivamente la salute dei cittadini.
In conclusione, è arrivato il momento di agire con determinazione per garantire a tutti il diritto fondamentale alla salute, indipendentemente dal proprio status economico. Solo attraverso un impegno concreto e una volontà politica forte possiamo sperare di invertire questa pericolosa deriva e costruire un futuro in cui la salute di ogni individuo sia una priorità irrinunciabile.