lunedì 24 novembre 2025

📝 Diario di bordo n°55 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°55 – Novembre 2025 “Benvenuti a ClinicaLand: tra corridoi infernali e ansia aromatizzata”.

Ore 7.30.Eccoci catapultati nel magico mondo dell’accettazione, quello dove l’umanità si divide in due categorie: chi tossisce e chi cerca disperatamente di non respirare. Il tutto condito da un bel tampone obbligatorio da 20 euro, la nuova tassa di soggiorno della sanità moderna. Sembra quasi che, prima di curarti, vogliano testare la tua fede nel sistema… e nel tuo portafoglio.Fila chilometrica. Gente ovunque. Un’aria che potresti tagliare con un coltello… ma rischieresti di colpire qualcuno in attesa da ieri.

Ore 8.00.Finalmente l’accettazione è fatta e inizia il secondo livello del videogame ospedaliero: attendere la OSS che ti porta al reparto. La scena è più o meno quella del check-in di un villaggio turistico, solo che qui la destinazione non è la piscina ma un bel letto con vista sulle flebo.

Ore 8.30.Terza tappa: corridoio d’attesa. Psicologicamente, sembra di partecipare a un reality show. La OSS compare a intervalli regolari, legge un nome e porta il “prescelto” verso la stanza. A ogni chiamata manca solo la musica di tensione: “Giovanni… la clinica ha deciso… di non nominarti ancora”.Gli ausiliari intanto sfrecciano con le barelle come in una Formula 1 ospedaliera. Lì capisci che il vero pericolo non è l’intervento, ma essere investito mentre cerchi di capire se il tuo nome è stato chiamato o hai avuto un’allucinazione da ansia.

Ore 8.45.Finalmente, come un miracolo natalizio, mi assegnano una stanza. Indosso il camice dell’eroe moderno: modello “gelo polare”, taglia “umiliazione universale”.

Ore 9.00.Arriva l'infermiera. Mi guarda. Si illumina.“E tu ancora qui stai? Io mi ricordo di te.”Ecco. Basta questa frase per farti dubitare della tua intera esistenza.Mi devo preoccupare? Essere l’indimenticabile del reparto è un premio o una maledizione?

Ore 9.30.Intanto l’ansia sale. Constante, puntuale, fedele. L’unico “servizio” davvero efficiente della sanità. E nel frattempo scrivo per eludere L'attesa e l'ansia.

“La pazienza in ospedale è una medicina amara… ma l’ironia è l’unico antidoto che funziona sempre.”

domenica 23 novembre 2025

📝 Diario di bordo n°54 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°54 – Novembre 2025
“Tra trolley, schede elettorali e ansia sottovuoto: il pre-operatorio all’italiana”

Mancano pochissime ore, e mi sembra di preparare la valigia per un weekend romantico… solo che al posto delle candele profumate ci sono i blister dei medicinali, e invece di un vino rosso pregiato porto dietro il caricabatteria, perché in clinica senza telefono è come stare su un’isola deserta senza cibo e  acqua.
Il trolley è quasi pronto, anche se ogni volta che lo guardo ho l’impressione che si stia preparando lui psicologicamente più di me. 
I medicinali sono allineati come piccoli soldatini in parata, pronti a scandire il mio tempo meglio di un maestro d’orchestra ipocondriaco. 
Gli auricolari, i cavetti, le buste… tutto messo con la sacralità di chi sa che un filo USB dimenticato può generare più panico di un plot twist di Hitchcock.
C’è anche lei: l’ansia. Che, ovviamente, ho riposto in valigia. Piegata male, che spunta sempre fuori, come quella maglietta che non vuoi portare ma che finisce dentro comunque.
Gli ultimi controlli in casa sembravano la checklist di un astronauta prima del lancio: bollette pagate? Ok. Carburante auto? Ok. Piante? Rassegnate a cavarsela da sole. 
E alla fine mi ritrovo a guardare l’orologio: sono già le 14.
È il momento: devo andare a votare. 
Perché sì, posso avere metà corpo in modalità manutenzione straordinaria, ma il mio spirito democratico è ancora perfettamente funzionante. 
Ore 14:30: voto espresso. 
Missione compiuta. 
Con la solennità di chi sa che, anche con il ricovero alle porte, rinunciare al voto… mai.
Ora non resta che aspettare i risultati. 
Non quelli elettorali, quelli me li godrò in un letto di clinica, freschissimo di intervento, ma i miei. 
Quelli della vita reale, che contano davvero.
Incrociamo le dita, tutte, pure quelle dei piedi. E andiamo.

“La paura passa, il coraggio resta. E il voto, quello, è sempre la nostra firma sulla speranza.” 😉

📝 Diario di bordo n°53 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°53 – Novembre 2025
"Tra il voto e il bisturi: il mio lunedì che sa di coraggio".

Il fatidico giorno del ritorno in sala operatoria ormai mi fa ciao-ciao con la manina da dietro l’angolo.
Lunedì mattina la clinica mi aspetta per il ricovero, e quasi sicuramente, tempo di firmare due fogli, sorridere a un’infermiera e lamentarmi del distributore del caffè, mi ritroverò di nuovo sotto quelle luci bianche e fredde come il freezer del supermercato.
E che te lo dico a fare?
Sono un essere umano, non un supereroe della Marvel. 
Ho le mie debolezze, le mie paure, e al solo pensiero della sala operatoria mi si scombina l’orologio interno. 
Respiro corto, pensieri lunghi. La serenità, quella, oggi è in ferie.
Ma prima di entrare in clinica…
C’è un rito a cui non rinuncio. Un gesto che per me è dovere, identità, appartenenza. Il voto per le regionali.
Sì, proprio così.
Il giorno prima del ricovero, mentre molti si riposerebbero, io mi infilo la giacca, scendo, vado al seggio e faccio quello che ho fatto tutta la vita: partecipo. 
Il candidato Presidente? 
Dai, su, molti lo hanno già capito… non sono proprio un maestro del mistero.
Ma la cosa di cui sono più convinto è la scelta dei due candidati, un uomo e una donna, che sosterrò senza tentennamenti.
Perché, nonostante tutto, nonostante acciacchi, sale operatorie e una sanità che spesso ti mette alla prova più della vita stessa…
Io non perdo mai la speranza di incontrare le persone giuste sulla mia strada.
Quelle che sanno ascoltare, capire, fare. 
Quelle che non si spaventano del futuro, ma lo costruiscono.
E così, tra una valigia per la clinica e una scheda elettorale da infilare nell’urna, mi preparo a questo nuovo capitolo.
Con le mie paure sì, ma anche con la mia ostinata, meravigliosa testardaggine di cittadino.
In cammino. Sempre.

domenica 16 novembre 2025

📝 Diario di bordo n°52 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°52 – Novembre 2025
“La saga delle compresse perdute”

Questa mattina, ho commesso un errore fatale: ho guardato l’angolo dei medicinali.
Non l’avessi mai fatto.
Mi sono ritrovato davanti una distesa sconfinata di scatole, un canyon farmaceutico che manco all’ingresso di Hogwarts quando Harry sceglie la bacchetta: solo che qui non c’è magia, ci sono blister.
Tanti blister.
Troppi blister.
Un esercito schierato in ordine sparso, pronto a urlarmi:
— “Pugliese, allineati e… inghiotti!”
Fino ad aprile ero un signore quasi elegante, ordinato, composto, con UNA sola missione farmacologica: la mia adorata pasticca per la pressione.
Una compagna discreta, puntuale, quasi affettuosa.
Poi è arrivato maggio.
E con maggio… il caos cosmico.
Da quel momento si sono materializzati:
la pillola per l’ospite indesiderato (che manco gli affittuari abusivi di Roma Centocelle), la compressa per i calcoli, quella per il fegato distrutto come il bilancio dello Stato, la capsula anti-colesterolo (che, a giudicare dai valori, il mio colesterolo teme solo i carri armati), più un set extra di rinforzi, bonus e DLC mattina/mezzogiorno/pomeriggio/sera e notte inoltrata.
Insomma: sono diventato un condominio abitato da farmacologia creativa.
Ormai non ho più orari, ho turni di lavoro:
alle 7 turno A,
alle 9 turno B,
alle 11 turno C,
alle 13 break della compressa con acqua,
alle 15 "spinta motivazionale epatica",
alle 17 "rinforzo tattico per la sopravvivenza",
alle 20 il “bombardamento finale serale”,
Alle 22 ed oltre, "il bacio della buonanotte."
E guai a sbagliarne una.
Se ne salto una, parte l’allarme stile centrale nucleare con la voce della mia coscienza che urla:
— “Scemo! Quella era quella per NON MORIRE PRIMA DELLA PROSSIMA!”
Ormai, quando entro in camera, ho la sensazione che le scatole mi salutino tutte in coro tipo assemblea di condominio:
— “Buongiorno signor Pugliese, oggi che problema affrontiamo?”
La verità, è una: la mia vita è stata sequestrata dai medicinali.
E, come nel miglior Fantozzi, non posso nemmeno ribellarmi, perché…
— “Pugliese, questa pastiglia è in ritardo di TRE MINUTI. Vada immediatamente a prenderla!”
Eppure, in mezzo a questo cabaret farmacologico, una cosa la penso davvero:
nonostante tutto questo teatro comico-tragico, sono ancora qui, in piedi, e continuo il mio cammino.
Ogni compressa, ogni esame, ogni giorno storto è solo un passo verso la ripresa.
E lo dico con sincerità, senza ironia: ce la farò.
E se inciampo, mi rialzo.
E se mi gira la testa, mi appoggio.
E se mi stanco, respiro.
Perché questa storia, non finisce qui.
E il prossimo capitolo, ne sono certo, sarà un po’ meno fantozziano… e un po’ più luminoso.

📝 Diario di bordo n°51 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°51 – Novembre 2025
“Lo Stato di diritto… al pronto soccorso”

Se ti ammali, devi curarti.
Fin qui tutto logico, direte voi.
Ma per curarti servono i soldi, perché se decidi di affidarti ai tempi della ASL, ti conviene farti scolpire direttamente nel marmo: almeno arrivi preparato all’eternità.
Se poi sei un pensionato, come me, in balia delle onde e delle carte bollate, allora è come remare in un mare in tempesta con un cucchiaino da caffè.

Ci hanno cresciuti a pane e “Stato di diritto”, ma ormai mi chiedo: diritto a cosa, esattamente?
Forse al diritto di fare la fila infinita, o al diritto di sopravvivere a suon di ticket, ricette, prenotazioni e controprenotazioni?
Altro che “servizio sanitario nazionale”… pare più un gioco dell’oca, con la differenza che se peschi la casella sbagliata rischi davvero grosso.

Intanto mancano 12 giorni all’intervento.
Dodici giorni in cui alterno la calma apparente alla voglia di urlare come un tifoso al 90esimo minuto.

Ah, dimenticavo la chicca: per entrare in clinica per operarmi, dovrò prima fare il tampone rapido immunofluorescenza Covid-19.
Mi raccomando, eh! Guai se non sei negativo!
Peccato che quando si va per il day hospital, invece, ci si ritrova tutti ammassati nei corridoi, gomito a gomito, con tossi, starnuti e acciacchi assortiti.
Ma sì, tranquilli… il virus, in ospedale, ha paura delle prenotazioni!

E allora rido, sì, per non prendermela troppo.
Ma dentro sento un misto di rabbia e amarezza, perché non dovrebbe andare così.
Curarsi dovrebbe essere un diritto, non un privilegio.
E la dignità, quella sì, dovrebbe essere gratuita. Sempre.

lunedì 10 novembre 2025

📝 Diario di bordo n°50 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°50 – Novembre 2025
“È arrivata la chiamata”

L’attesa è finita.
O meglio… è iniziata un’altra attesa, quella che precede il giorno X.
Stavo quasi convincendomi che avessero perso il mio numero, quando, all’improvviso, il telefono squilla.
Numero sconosciuto.
Respiro profondo, rispondo.
— “Pronto, signor Pugliese?”
— “Sì, sono io. Mi dica.”
— “La chiamo dalla Clinica Carlo Fiorino, ex San Camillo. Il 24 novembre dovrà essere qui da noi per l’intervento…”
Eccola lì, la telefonata.
Quella che aspettavo e che, nello stesso tempo, speravo tardasse ancora un po’.
Il cuore fa un salto, poi un altro, poi inizia a battere come una banda di paese.
Lì per lì mi sono detto: “Bene, ci siamo.”
Cinque minuti dopo, invece, mi è salita l’ansia come il livello del mare durante una mareggiata.
Perché, diciamolo: la sala operatoria è un posto strano.
Fredda come un frigorifero industriale, luci accecanti, voci ovattate dietro le mascherine… e tu lì, disteso, mentre cerchi di convincerti che “andrà tutto bene”.
Non è proprio un resort.
Eppure, in mezzo a questo turbine di pensieri, mi sento anche più calmo.
Forse perché l’attesa peggiore è quella dell’incertezza.
Quando non sai quando, dove, come.
Ora almeno ho una data, un orizzonte, un punto fermo a cui guardare.
Mi preparo mentalmente, con la mia solita ironia e con la speranza che non mi abbandona mai.
So che sarà dura, ma so anche che la paura non deve vincere mai.
E che anche le sale operatorie più fredde, alla fine, si scaldano un po’ se ci porti dentro un cuore che non smette di battere forte. ❤️‍🔥

giovedì 6 novembre 2025

📝Diario di bordo n°49 – Novembre 2025

 📝Diario di bordo n°49 – Novembre 2025
“In attesa di una chiamata (che non arriva mai)”.

Sono passati diciotto giorni dal pre-ricovero.
Diciotto.
Che, tradotti in linguaggio umano, equivalgono a una piccola eternità.
La clinica tace.
Io aspetto.
Loro “chiameranno loro”, così mi è stato detto, con quel tono un po’ seccato, come se avessi disturbato l’ora del tè.
E io, da bravo cittadino educato e ancora ingenuamente fiducioso nel sistema sanitario, attendo.
Peccato che l’attesa logori.
Ti lascia sospeso come una marionetta con i fili molli.
Non puoi organizzare nulla, nemmeno una pizza con gli amici (o quasi), perché “non si sa mai, potrei essere chiamato da un momento all’altro”.
È come vivere in modalità “pausa”, ma con il cervello in modalità “ansia”.
E allora provo a distrarmi, ma niente.
Ogni squillo del telefono mi fa sobbalzare come se fosse la NASA che mi chiama per andare su Marte.
E invece niente.
È solo l’ennesima chiamata del call center che mi propone un’offerta “imperdibile” sulla fibra ottica.
Se sapessero dove vorrei mettergliela, la fibra…
Nel frattempo, mi sento un po’ prigioniero del tempo sospeso.
Quel limbo tra il “devi aspettare” e il “non ti preoccupare” che in realtà è la ricetta perfetta per preoccuparti di più.
E allora mi fermo, respiro, e cerco di ricordarmi una cosa: non sempre possiamo controllare i tempi della vita.
A volte dobbiamo solo sopportare la sosta, anche quando il motore interno brucia per ripartire.
Non è una bella sensazione, lo ammetto.
Ma forse anche l’attesa, se impari a guardarla da vicino, ti insegna qualcosa: la pazienza, la misura, e quella forza silenziosa di chi sa che, prima o poi, la chiamata arriverà.
E quando arriverà, io ci sarò.
Magari un po’ stanco, un po’ arrabbiato, ma pronto.
Perché certe battaglie si vincono così: non mollando nemmeno durante l’attesa.

lunedì 3 novembre 2025

🌙 Riflessioni di una notte qualunque.

🌙 Riflessioni di una notte qualunque.

Quanti di noi, come me, si affannano per far sì che tutto vada secondo le proprie aspettative?
Quanti si svegliano nel cuore della notte con i pensieri che corrono veloci, come cavalli impazziti, alla ricerca di una soluzione a tutti i problemi del giorno?
Ecco, questi siamo noi.
Quelli che non si arrendono mai, che vogliono aggiustare ogni cosa, rimettere in ordine il caos, far quadrare i conti anche quando la vita non torna mai del tutto.
Ci affanniamo, ci stanchiamo, ci logoriamo… e intanto dimentichiamo la cosa più semplice di tutte: non tutto può essere controllato.
La vita, spesso, ha un suo ritmo, un suo respiro, una sua logica che non chiede il nostro permesso.
A volte bisogna solo lasciarla andare, fidarsi, lasciarsi portare dalla corrente invece di remare sempre controvento.
Essere più leggeri non vuol dire fregarsene.
Vuol dire avere fiducia, nel tempo, nelle persone giuste, in noi stessi.
Vuol dire concedersi il lusso di non trovare subito la risposta, di dire “oggi non ce la faccio”, di respirare e basta.
Siamo quelli che pensano troppo, che sentono troppo, che amano troppo.
Ma forse, la vera forza sta nel lasciare che qualcosa resti sospeso, che non tutto sia definito, che la vita faccia il suo corso.

E tu? Riesci mai a lasciare andare un pò?

📝 Diario di bordo n°55 – Novembre 2025

📝 Diario di bordo n°55 – Novembre 2025 “Benvenuti a ClinicaLand: tra corridoi infernali e ansia aromatizzata”. Ore 7.30.Eccoci ...