“Ultima giostra (per ora) e solidarietà che non conosce confini”
Ed eccoci qua, signore e signori, in diretta dal “parco divertimenti oncologico” più esclusivo della Puglia: il ciclo-giostra della chemio! 🎡
Oggi si chiude – almeno per ora – questa serie di sei puntate da non perdere. La cara infermiera tuttofare Sabrina, con il sorriso professionale di chi ne ha viste più di un generale di frontiera, mi annuncia che questo giro sulla giostra finisce qui.
Ma non illudetevi: il biglietto è ancora valido. Prossima attrazione? Un’altra simpatica tappa in sala operatoria, con tanto di souvenir istologico in omaggio. Un pezzettino di me stesso, spedito in laboratorio per decidere come continuare il trattamento. Che volete, è la scienza che avanza: pezzo dopo pezzo.
La tempistica? Beh, siamo in Italia: tra un mese o poco più, se tutto fila liscio. Per l'operazione mi toccherà tornare nella clinica dell’ex San Camillo, nel mitico quartiere Tamburi, dove sono nato. La struttura, un tempo regno del dottor Amerigo Senatore (che Dio l’abbia in gloria), oggi è la reggia di quello che definirei il “Chirurgo dei WhatsApp alle sei del mattino”. Sì, proprio lui, che ti invia il referto istologico quando tu ancora stai decidendo se alzarti o girarti dall’altra parte. Efficienza 4.0.
Stamattina, in stanza, durante la terapia, ho fatto la conoscenza di un altro Giovanni – perché a Taranto, a quanto pare, ci chiamano tutti così. Era alla sua ottava chemio, ma in versione “espresso”: un’oretta e via. In quell’ora, però, abbiamo scoperto amici comuni, storie di lavoro incrociate e, soprattutto, la stessa esperienza alla famigerata Commissione Invalidi. Impressione condivisa? Plotone di esecuzione.
Lui va via, ci salutiamo come vecchi amici, con quella complicità che nasce solo in corsia: misteri della chemio, unisce più di un caffè al bar.
Domani si riparte: clinica, controlli, e nuove indicazioni per il prossimo round di questo percorso che più che una maratona sembra un reality show a eliminazione diretta. Non so se tirare un sospiro di sollievo o prepararmi all’ennesima “sorpresa”. Ma una cosa è chiara: questa è solo una tappa, il viaggio continua.
E mentre io chiudo questo capitolo personale, il pensiero vola lontano, verso Gaza. La Global Sumud Flotilla è in mare con il suo carico di 300 tonnellate di beni di prima necessità, frutto di una solidarietà che attraversa l’Europa. Una missione pacifica, disarmata, che sfida un assedio disumano per restituire dignità, acqua, energia, futuro a chi è stato lasciato senza nulla. Se muore Gaza, muore anche l’umanità. E noi non possiamo girarci dall’altra parte.
Questa non è solo una questione geopolitica: è una questione di civiltà. La solidarietà vera non ha passaporto, non conosce confini. Oggi mi sento vicino a chi combatte con coraggio per la vita, ovunque si trovi. Perché, che sia in una corsia d’ospedale o su una nave diretta verso una terra martoriata, il nemico è sempre lo stesso: l’indifferenza.
@inprimopiano
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