“Minchiate a go-go: manuale per politici senza vergogna”.
Quest’oggi, tra un referto medico e una prenotazione per la prossima chemio, scorro le dichiarazioni dei nostri “illuminati” rappresentanti politici sul caso Taranto.
Eh sì, ci sono proprio tutti: la destra che difende la fabbrica della morte, la sinistra che arranca con le stesse promesse di trent’anni fa e il centro che… vabbè, quello ormai si è estinto.
Uniti tutti, però, da un’arte che a Taranto conosciamo bene: l’accanimento terapeutico sulla nostra pelle.
Questi signori, che non hanno mai respirato una folata di vento dallo stabilimento né visto un bambino in cura al reparto oncologico, oggi pontificano su salute e tumori come fossero oncologi di fama internazionale o ingegneri super specializzati.
Ma ditemi, cari politicanti: voi sapete cos’è una recidiva? No, non parlo di quella politica – quella ve la portate addosso come una seconda pelle – ma di quella clinica/ospedaliera, quella che fa tremare chi ha creduto di essere guarito e si ritrova invece di nuovo davanti al mostro.
Noi qui lo sappiamo bene cosa significa.
Significa scoprire che il tumore è tornato.
Significa svegliarsi ogni giorno a chiedersi se il proprio corpo reggerà l’ennesima chemio. Significa mettere da parte soldi che non si hanno per fare un viaggio della speranza. Significa scegliere tra una bolletta e una TAC.
E poi leggere i vostri comunicati pieni di parole vuote, frasi fatte, e da quelle vostre “minchiate” – sì, esatto, MINCHIATE – così come il termine che Fabio Riva usava descrivere le morti di tumore a Taranto. Complimenti: avete fatto vostro il suo dizionario.
E intanto Statte, come sempre, vive nell’ombra. Ombra di Taranto, ombra dell’ILVA, ombra di chi finge che qui la nube tossica si fermi al confine comunale. Statte è malata tanto quanto il quartiere Tamburi, ma le cronache ci dimenticano. Come se non fossimo parte di questo scempio. Come se il nostro diritto a respirare fosse un optional.
Cari signori in giacca e cravatta, nostri rappresentanti politici, il tempo dei vostri teatrini è scaduto. La pazienza è finita. Abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra salute, quella dei nostri figli, quella di chi verrà dopo. Lo faremo con la caparbietà che voi non avete mai avuto, troppo occupati a fare campagna elettorale sulla pelle della gente. A breve vi vedrò anche a Statte per le prossime regionali. Vi aspetto.
La verità è che siete inadeguati. Non preparati, non all’altezza, non degni di rappresentare un territorio martoriato da sessant’anni di morte silenziosa. Non servono i vostri slogan, servono fatti. E se non siete in grado di farli, fate un favore a tutti: fatevi da parte. Qui, a Taranto e Statte, non c’è più spazio per le vostre “minchiate”.
@inprimopiano
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