Nella quiete della clinica cala il silenzio…
Un silenzio apparente, perché sta per succedere qualcosa di grosso.
Altro che somministrazione serale di ansiolitici: stasera gioca la Nazionale!
E qui in reparto, tra una flebo e una tachipirina, scatta l’operazione “Ultrà in pigiama”.
La TV – che di solito trasmette repliche di telenovelas bulgare o pubblicità di creme per le emorroidi – improvvisamente diventa sacra.
Un altare, una reliquia, una specie di San Siro a cristalli liquidi… anche se, diciamolo, è piccola quanto uno specchietto retrovisore.
Ma che importa?
Si organizza la visione con una strategia degna della NASA:
sedie spostate chirurgicamente per trovare l’angolo giusto, sguardi incrociati come quelli dei cecchini nei film, e una retina che chiede pietà, perché per distinguere un pallone da una formica ci vuole il coraggio di un falco pellegrino.
Io, con la foga da tifoso e il dolore dell'operazione ancora presente, mi siedo storto ma fiero, come chi sa che il dolore passa ma l’orgoglio azzurro resta.
Qualcuno scherza: “Speriamo che non ci facciano salire la pressione…”
Io rispondo: “Tranquillo, se vinciamo c’è già il personale pronto col misuratore.”
E poi parte la magia:
il calcio d’inizio.
Occhi puntati, cuore in gola.
La stanza si trasforma.
Non è più una camera di degenza, ma uno stadio in miniatura, con pareti color pastello e luci al neon.
Al primo tiro dell’Italia si alza il primo “OOOH!”…
e poco dopo il secondo “AAAH!” per un’occasione mancata.
Siamo un gruppo eterogeneo, ma quella maglia azzurra ci unisce tutti, proprio come una flebo condivisa.
Il bello è che non servono parole, basta un’occhiata per capire se è corner, rigore o strazio.
E anche se l’audio gracchia, e il commentatore sembra parlare da dentro una lavatrice, noi resistiamo.
Perché siamo tifosi veri.
Perché siamo italiani.
E perché, in fondo, questa partita ci fa sentire vivi, presenti, normali.
Anche se seduti in pigiama, con un cuscino dietro la schiena e il braccialetto identificativo al polso.
Questa decima puntata la dedico agli ultrà da corsia, a chi tifa con lo sguardo e con l’anima,
a chi stasera dimenticherà per novanta minuti il motivo per cui è qui dentro.
E come si dice in questi casi:
FORZA AZZURRI… e che vinca la salute!
🇮🇹⚽🛏️
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