domenica 8 giugno 2025

Cronache di un ricovero in clinica – Undicesima puntata: “Pronto buongiorno… è la sveglia”

Ore 7:00.
“Pronto buongiorno… è la sveglia.”
Solo a pronunciarle queste parole, ai più nostalgici tremano le ginocchia e nella testa parte il ritornello di una vecchia canzone dei mitici Pooh. Altro che smartphone, qui la sveglia arriva in modalità analogica: porta che si spalanca, luce sparata in faccia e voce gentile (ma decisa) dell’infermiera che, con tono serafico, ci riporta nel mondo dei vivi.

Eccoci qui, dunque.
Nuovo giorno, stesso letto.
Una clinica di quartiere, un ospedale dal cuore grande, ma con i muri che trasudano di notti difficili.
La notte è passata tra due incubi principali:

1. La Nazionale italiana di calcio che si è fatta umiliare in TV (grazie ragazzi, ci avete fatto sentire come se ci avessero tolto il caffè al mattino);

2. I soliti schiamazzi notturni del quartiere, con urla, motorini e qualche canzone neomelodica in sottofondo, che nemmeno Radio Maria riuscirebbe a coprire.

E mentre sto lì, ancora stropicciandomi le palpebre e tentando di capire se sono sveglio o se sto sognando Fabio Caressa che commenta il mio ECG, ecco l’ingresso trionfale delle nostre infermiere di reparto.
Sorridenti, energiche, e con gli strumenti appesi al collo come cowgirl moderne del bene, si avvicinano a ognuno di noi come se fossimo opere d’arte da restaurare.
Pressione? Ok. Temperatura? A posto. Battito? Ancora ce l’hai.
Tutto perfetto, sembrerebbe.

Poi, arriva la notizia bomba, quella che ti fa alzare di colpo anche se non potresti:
“Se tutto va bene, dopo l’ultimo controllo… può anche essere dimesso.”

‼️ MOMENTO EPICO ‼️
Ecco, è in quel preciso istante che capisci che Dio esiste.
Non solo: è esistito, ti ascolta e ha anche le sembianze di un’infermiera col camice leggermente spiegazzato e il fonendoscopio rosa shocking.

Il cuore batte (finalmente, in modo regolare), la testa gira (ma solo per l’emozione), e il pensiero va subito a casa:

Il tuo letto.

Il tuo bagno.

Il tuo cuscino.

Il tuo Wi-Fi che prende sempre.

E la colazione con il pane vero, non quello che qui somiglia a un mattoncino Lego da mordere.

Ma non corriamo troppo.
C’è ancora una prova finale da superare: la famosa “operazione” sulla carcassa, come la chiamo io.
Nulla di grave, eh. Solo quell’ultimo passaggio tecnico che serve a confermare che sei pronto al mondo esterno.
Sì, perché qui dentro ci hanno rimesso insieme con cura, pazienza e tanta professionalità, ma là fuori il mondo è una giungla e bisogna essere preparati!

E allora, per ora stacco qui.
Vado a fare quello che mi hanno detto.
Ma con dentro un sorriso e un pensiero fisso: la voglia di tornare a casa è tanta, e questa volta, senza nemmeno passare dal via.

Incrociate le dita per me, amici.
E se tutto va bene… la prossima puntata sarà da casa mia! 🏡😉

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