domenica 8 giugno 2025

Cronache di un ricovero in clinica – Tredicesima puntata: Missione compiuta, si torna a casa.


Ore 10:40
🎺 Rullo di tamburi, squilli di tromba, partono le fanfare!
Sì, cari amici e affezionati lettori delle mie tragicomiche avventure cliniche… ce l’ho fatta!
Missione compiuta. Obiettivo raggiunto. Traguardo tagliato.
La “pipì della libertà” è finalmente stata prodotta, misurata, analizzata, accettata, e benedetta!
Posso finalmente affermarlo con orgoglio: si torna a casa.

Ma andiamo con ordine.

Ore 10:30 circa, dopo essermi svuotato più che il lago di Garda in piena estate, ho premuto con energia il tasto della campanella, con la stessa solennità con cui si suona il campanello di fine lezione a scuola.
Arriva l’infermiera, mi guarda, io le mostro il trofeo, anzi, la coppa del mondo in versione trasparente piena di liquido ambrato (ma non pensate male!).
Lei annuisce con un sorriso e dice:

> "Perfetto, ora aspettiamo solo l’ok del medico."
Applausi registrati. Pubblico in piedi.

E io, emozionato come un attore al suo debutto, mi sdraio con gli occhi al soffitto, lasciando che i pensieri si rincorrano:
“Ce l’hai fatta”, “torni a casa”, “non sentirai più il beeeeeep del saturimetro”, “niente più flebo che gocciola come un metronomo ansioso”.

Ed è proprio in quell’attimo sospeso tra realtà e sogno che…
la porta si spalanca con teatralità.
Un bagliore illumina la stanza.
E lei entra.

No, non è la Madonna (anche se per un attimo ho avuto il dubbio), non è la vincitrice di Miss Universo, è Giada.
Sì, Giada, l’angelo in carne, ossa e sorriso, con un foglio in mano che per me ha più valore della Costituzione Italiana.

> “Ecco le tue dimissioni, puoi andare. Tanti auguri!”

In quel momento il mio cuore ha fatto un salto carpiato, i miei occhi si sono velati di commozione e le mie gambe, per la prima volta dopo giorni, hanno sentito la voglia di alzarsi e danzare.
Giada ha pronunciato le parole più belle mai udite in clinica, altro che “la febbre è scesa” o “il brodo è caldo”.
Quelle parole erano musica celestiale.

E non finisce qui:
le chiedo timidamente il permesso di poterla citare nelle mie “cronache cliniche”.
Lei non solo accetta con entusiasmo, ma mi chiede l’amicizia su Facebook!
Ragazzi, io sto per uscire con la cartella clinica in una mano e una nuova amicizia nell’altra!

Ecco, è giunto il momento.
Rimetto i miei panni civili (che ormai odorano più di disinfettante che di casa), chiudo la borsa, saluto i miei compagni di stanza con un mezzo inchino da imperatore giapponese e…
mi incammino verso la libertà.

A chi ha seguito queste puntate con affetto, ironia, messaggi, cuori, like, e parole dolci:
non vi lascio, eh!
La saga continua, perché anche fuori dalle pareti della clinica ci sono cose da raccontare.
E, detto tra noi, ho ancora due o tre aneddoti che meritano la vostra attenzione.

Stay tuned, amici cari.
Il paziente è dimesso, ma il cronista non si ferma! 💙💉✍️

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