"Dal dolore alla speranza: la bussola dell’umanità".
Questa mattina, mentre mettevo ordine tra le carte accumulate in questi mesi di ospedali, referti e cicli di chemio, mi sono chiesto quanta vita ci sia in quei fogli.
Numeri, sigle, percentuali, referti scritti con linguaggio freddo… eppure dentro c’è la mia storia.
Una storia che mi appartiene, ma che purtroppo appartiene a migliaia di altri come me.
Ripenso a una storia che porto nel cuore: quella di un prigioniero di Dachau che, stremato, cadde durante l’appello. Un compagno rischiò la vita per offrirgli un sorso d’acqua.
Un gesto semplice, eppure enorme: perché non salvò solo il corpo, ma la volontà di vivere. Quella piccola goccia d’acqua era dignità, resistenza, speranza.
E penso a Taranto e a Statte.
Noi siamo come quell’uomo caduto: provati da decenni di veleni, da un inquinamento che non ci dà tregua. Eppure, accanto a noi ci sono mani che si tendono.
Le donne e gli uomini di buona volontà, i cittadini che piantano alberi, che resistono, che non si arrendono al degrado.
Piccoli gesti che valgono come sorsi d’acqua: ridanno vita, fiducia e la voglia di rialzarsi. Statte spesso vive all’ombra della città grande, ma subisce gli stessi colpi. E anche qui c’è chi non smette di credere che il futuro vada difeso.
La verità è che l’umanità è merce rara, ma non scomparsa. Sta nei gesti silenziosi, ostinati, che fanno la differenza.
E oggi, più che mai, dobbiamo rivendicarla. Perché la vera battaglia non è tra destra e sinistra, tra slogan e dichiarazioni, ma tra chi sa ancora tendere la mano e chi invece alimenta conflitti sterili.
Noi cittadini abbiamo il diritto – e il dovere – di pretendere meno chiacchiere e più fatti.
Meno propaganda e più rispetto per la vita delle persone. Meno guerre di posizione e più coraggio di scegliere la giustizia, la salute, l’ambiente.
Se vogliamo rialzarci, come quell’uomo a Dachau, serve qualcuno che abbia il coraggio di offrirci davvero un sorso d’acqua: non promesse, ma dignità concreta.
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