giovedì 18 settembre 2025

🗞 Cronache da un futuro passato. N° 2 – settembre 2025.

🗞 Cronache da un futuro passato. N° 2 – settembre 2025.

"La fabbrica della paura."

C’è un coro che si leva dalle destre di mezzo mondo, con Trump come capofila: “la sinistra semina odio”. È diventato un mantra, ripetuto ossessivamente fino a sembrare una verità. Ma, come spesso accade, chi accusa cerca in realtà di coprire le proprie responsabilità. La paura, agitata ad arte, è un’arma politica potente: distrae, divide, indebolisce il pensiero critico.

Mentre queste narrazioni si diffondono, il pianeta conosce un crescendo di conflitti. Guerre che scoppiano, territori devastati, popolazioni intere sacrificate. Eppure, dietro ogni guerra, dietro ogni decisione di armarsi fino ai denti, ci sono sempre nomi e cognomi, scelte precise, appartenenze politiche mai casuali. Non è il destino che ci spinge verso l’abisso: sono interessi.

Oggi il mondo corre in una sola direzione: aumentare la spesa militare, investire nella produzione di armi, alimentare una spirale di tensioni senza fine. Si costruisce la percezione di una minaccia costante per giustificare ciò che dovrebbe apparire inevitabile: più armi, più eserciti, più conflitti. Ma a chi serve tutto questo?

La risposta è scomoda ma necessaria: c’è chi ci guadagna. C’è chi trasforma la paura in potere, la guerra in affari, l’insicurezza in consenso politico. E mentre i popoli si impoveriscono e i diritti arretrano, i signori delle armi e i registi dell’odio rafforzano il loro dominio.

Il compito di chi ancora crede nella democrazia e nella libertà non è lasciarsi travolgere dal rumore della propaganda, ma smascherare questa fabbrica della paura. Perché il vero odio non nasce dalle denunce della sinistra, ma dalla violenza culturale e politica che vuole normalizzare la guerra, ridurre l’essere umano a soldato o consumatore di armi.

Il futuro che ci aspetta dipende dalla nostra capacità di riconoscere questa trappola. Se resteremo spettatori, l’odio diventerà davvero il linguaggio universale. Se avremo il coraggio di opporci, potremo ancora scrivere un domani in cui la parola “pace” non sia relegata a un’utopia.

🖋GP

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