“Ci sono carezze che non passano dalle mani, ma dalle parole.”
In questi giorni in cui la mia strada si è fatta più incerta, piena di curve strette e salite impreviste, ho ricevuto un’ondata di messaggi, parole, abbracci virtuali e anche reali.
E sapete che vi dico?
Mi hanno fatto un gran bene.
Mi hanno dato quella spinta che serve quando hai le gambe molli e il cuore un po’ in disordine.
Perché dentro ogni vostro messaggio ho trovato carburante puro per l’anima, di quello buono, senza emissioni nocive.
E io lo trasformo in forza. In voglia di lottare. In gratitudine profonda.
Io sono quello che leggete.
Quello che non sa fingere.
Quello che ha fatto della trasparenza uno stile di vita, anche quando sarebbe stato più comodo starsene zitti o dietro le quinte.
Ho sempre pensato che la vita vada vissuta a volto scoperto, con tutte le rughe, le cicatrici e i graffi che ti porti addosso.
Il mio modo di essere è questo: darmi agli altri con ciò che so, che ho imparato, che ho sbagliato.
A volte mi espongo troppo, sì, e prendo delle sonore “botte”.
Ma fa parte del gioco.
Se sei vero, rischi sempre. Ma non potrei fare diversamente.
E sì, può darsi che a volte appaia scontroso.
Ogni tanto ho l’espressione da “guardia giurata della verità ” e lo sguardo da “non rompere che già ho i miei pensieri”.
Ma ve lo dico col cuore in mano: non chiedetemi mai di scegliere tra “o con me o contro di me”.
Perché in quel caso – senza rancore ma con chiarezza – mi troverete contro.
Per me la libertà di pensiero è sacra. Più di un decreto, più di un partito, più di un dogma.
Adoro l’umiltà .
Le persone umili mi insegnano cose che nessuna enciclopedia potrà mai spiegarmi.
Sono il peggior nemico degli arroganti, dei furbetti, degli “esperti di tutto”, di quelli che sanno tutto ma non hanno capito niente.
E poi, diciamocelo:
in questo mondo pieno di gente che parla a caso, restare umani è già un atto rivoluzionario.
Quindi grazie a voi, amici miei, per esserci.
Perché in questa traversata un po’ burrascosa, le vostre parole sono state e saranno il mio giubbotto di salvataggio… e pure una pacca sulla spalla.
E ora vado.
Mi prendo cinque minuti di pausa per pensare…
Magari in silenzio… magari no…
Magari litigo con l’ecografo (che continuo a sospettare sia un porta sfiga professionista 😅).
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