“Quando tutto va a rotoli, lei c’è sempre (e non serve nemmeno il Green Pass!)”
C'è un dettaglio che si ripete in tutte le cliniche, ospedali, ambulatori e case di cura d’Italia.
No, non è la macchinetta del caffè che sputa bicchieri roventi.
Non è nemmeno la sedia di plastica scricchiolante in sala d'attesa.
È lei, la Madonnina di corridoio, ferma lì in un angolo, a metà tra il silenzio e il miracolo.
Ieri mattina salgo le scale del reparto oncologico, rigorosamente a piedi per tenermi “in forma”, anche se a ogni gradino il cuore sembrava urlare “ma chi me l’ha fatto fare?”.
Alzo gli occhi, e come ogni volta, eccola lì, con le mani aperte, lo sguardo sereno, avvolta da un'aura che sa di cerotti e speranza.
Se tutto va a rotoli, lei c'è sempre. E un motivo ci sarà.
Sarà che in certi luoghi si respira fragilità, si tocca la sofferenza, si accarezza la paura...
E allora lì, accanto alle flebo e alle cartelle cliniche, compare sempre una figura familiare, silenziosa ma presente, immobile ma fortissima: la Madonna.
Pensateci un attimo.
Chi di noi non l’ha mai vista?
In ogni corsia, sopra un mobile, in cima a una colonna, su un altarino con centrino ricamato e fiori finti?
È una costante.
Come il “torni tra sei mesi” o il “deve attendere il suo turno”.
Ed è proprio lì che ti chiedi: ma perché, in ogni reparto, in ogni clinica, c’è una Madonnina?
La risposta non è tecnica, ma umana.
Perché quando non sai più a chi rivolgerti, ti rivolgi a chiunque possa ascoltarti anche senza parlare.
E lei è lì per questo: per chi crede, per chi spera, per chi ha finito le parole ma ha ancora una lacrima da versare.
Non sono un cristiano modello, lo ammetto.
Non vado in chiesa, né la domenica né il mercoledì di metà settimana.
Ma quando la vita ti sbatte in faccia la sua durezza, anche il più laico tra gli uomini si appende a una preghiera sgrammaticata.
E poi, non è una cosa nuova.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nei campi di battaglia e negli ospedali da campo, la prima cosa che i soldati e le infermiere facevano era sistemare un’icona della Madonna accanto al ferito.
Non c’erano antibiotici, né rianimazioni, ma una carezza al cuore faceva miracoli anche senza bisturi.
Anche mia madre, che da brava donna del Sud ha più fede che Wi-Fi in casa, ogni volta che mi chiama mi dice la stessa frase:
> “Affidati a Lei, la Madonnina non lascia nessuno solo.”
E io ci penso.
Forse non sarà miracolosa, non mi curerà lei…
Ma intanto mi guarda. E non scappa.
E se la fede è un salvagente, io in questi giorni me lo stringo forte, anche se sgonfio, anche se malandato, perché mi aiuta a rimanere a galla in questo mare che ogni tanto fa paura.
Quindi sì, ieri salendo quelle scale l’ho vista e l’ho salutata.
Non ad alta voce, non con un’Ave Maria, ma con uno sguardo e un pensiero:
> “Oh Madò, stammi vicino... che qui ci stanno cose che manco la scienza capisce.”
🎭 E voi che leggete, vi dico questo:
Se vi capita di passare davanti a una Madonnina in corsia, non abbiate timore di fermarvi.
Anche solo un secondo, anche solo per dire "grazie" o "aiutami" o solo per stringere gli occhi e respirare.
Lei non giudica.
Lei non fa diagnosi.
Ma sa ascoltare senza mai interromperti.
E se proprio va male... beh, una preghiera può fare più di una TAC.
O quanto meno, ti fa sentire meno solo in sala d’attesa.
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