Entra in stanza un’infermiera. Aria decisa, passo sicuro, sorriso che sa già tutto prima ancora di chiedere.
"Bene, oggi può sedersi sul bordo del letto."
Così, con la naturalezza con cui si annuncia che c’è il sole fuori, lei mi comunica la notizia dell’anno.
Sì, amici, avete capito bene: mi hanno dato il permesso di sedermi.
Non di camminare, non di ballare il tip tap, ma di sedermi ai bordi del letto.
Una roba che fino a ieri sembrava banale quanto bere un bicchiere d’acqua, oggi è diventata l’evento più atteso dopo il cenone di Natale.
Mi raccomandano:
“Attento, non si alzi in piedi, potrebbe girarle la testa.”
E io, con fare da astronauta che deve mettere piede sulla Luna, prendo fiato e affronto la sfida.
Ma prima… eh già, prima c’è il momento della vestizione.
Chiedo timidamente se può porgermi l’intimo dal comodino. Lei, dolce e professionale, si offre di aiutarmi.
Ma no!
La mia testardaggine (che ormai ha un nome proprio) si ribella, e con un misto di orgoglio, goffaggine e un pizzico di vergogna, declino l’aiuto.
E allora via, parte la scena da circo, una sorta di acrobatica lotta corpo a corpo con mutanda e gravità, il tutto condito da smorfie di sforzo, sospiri degni di un montaggio alla Rocky Balboa, e quel pensiero costante:
“Ma chi me lo fa fare?”
Alla fine, sudato come dopo una maratona immaginaria e con la schiena che urla vendetta, ce la faccio.
Pronto. Rifornito. Intimato.
È il momento.
1… 2… e 3!
Mi sollevo.
Mi siedo.
In equilibrio precario, con i piedi che sfiorano il pavimento e la schiena che chiede pietà… ma seduto.
Finalmente.
È successo.
Dopo giorni in posizione supina come un bradipo con la cervicale, mi sono sollevato.
È poco, lo so. Ma per chi sta in ospedale, ogni gesto è una conquista. Ogni passo (anche se solo mentale) è un viaggio.
E così, seduto sul mio trono instabile, guardo la stanza con occhi diversi.
Sento l’aria diversa, quasi più leggera.
È un piccolo ritorno alla vita. Un passo incerto verso la normalità.
“Un piccolo passo per l’uomo, un grande evento per il ricoverato.”
Alla prossima puntata, sempre qui dal fronte, dove il bordo del letto è la nuova frontiera dell’esplorazione umana.
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