La quiete del pomeriggio viene frantumata dal cigolio di una sedia a rotelle che varca l’ingresso della stanza come fosse un trono mobile. A bordo, un nuovo coinquilino di stanza, accompagnato da una OSS con l’entusiasmo di chi sta consegnando un premio Nobel alla convivenza civile:
“Vedrà, qui si sta benissimo. Ottima compagnia!”
Traduzione simultanea nella mia testa: “Auguri.”
L’uomo si sistema con l’aria di chi ha appena acquistato un appartamento e subito si lamenta del comodino troppo alto. Un classico. Il primo impatto, come al primo appuntamento al buio, è fondamentale. E qui siamo già al livello: “Mi aspettavo di meglio dalle foto”.
Con uno sguardo che cerca solidarietà, punto gli occhi sull’altro paziente, quello che ho soprannominato “Brontolo” la prima notte dopo l’operazione. Ora capisco che quel soprannome era forse un complimento.
Poi, ecco il colpo di scena. Il nuovo arrivato, con un balzo degno di un miracolo televisivo, si alza dalla sedia e si fionda alla finestra. La vista deve avergli rievocato tempi antichi, tipo "Romeo e Giulietta" versione parcheggio multipiano, perché comincia a chiamare i suoi parenti con una voce che pare uscita direttamente dal ventre di un contrabbasso.
“Marìààààà! Giggiiiiiì! So' qua suuuu!”
Per un attimo ho pensato che volesse annunciare la sua presenza anche al quartiere limitrofo. Nessuna risposta, ovviamente. I parenti giù per strada sembrano non sentire. E io penso: “Meno male. Qualcuno lassù ci ama.”
Poi, il baritono si volta verso di me e chiede con tono ansioso:
“Ma qui prende il telefonino?”
Vorrei rispondergli con un saggio monologo in stile TED Talk su come, nel 2025, anche i piccioni abbiano il 5G integrato nel becco. Ma mi limito a un diplomatico:
“Più o meno…”
Quando finalmente riesce a telefonare, capisco che l’unico vantaggio del suo tono di voce è che si potrebbe comunicare anche senza campo.
“SONO ARRIVATOOOOOO!!! STO NELLA STANZA XXX!!! SI! X-X-X! CON DUE SIGNORI MOLTO GENTILI!”
“Molto gentili”? Non so se ringraziarlo o cercare su Google se ci sono stanze insonorizzate.
Il tutto è successo in appena trenta minuti. Una mezz'oretta che è sembrata una miniserie in otto episodi con finale aperto.
E la notte deve ancora cominciare.
Speriamo bene.
Anzi, incrociamo le flebo.
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