Il nazional-populismo sta facendo danni enormi, perché si nutre di paura, semplificazioni estreme e una retorica che divide le persone anziché unirle. Il problema è che non offre soluzioni reali ai problemi complessi del mondo moderno, ma solo capri espiatori e slogan vuoti.
Guardiamo all’Europa: governi nazional-populisti stanno smantellando diritti, minando la libertà di stampa e creando un clima di costante tensione sociale. In Italia, la retorica sovranista ha portato a politiche inefficaci su economia e immigrazione, mentre in paesi come Ungheria e Polonia il populismo ha eroso lo stato di diritto. Negli USA, il trumpismo continua a influenzare il dibattito politico con teorie complottiste e attacchi alle istituzioni democratiche.
Il problema è che il nazional-populismo si basa sulla promessa di restituire un passato idealizzato che in realtà non è mai esistito. Invece di affrontare le disuguaglianze, combatte presunti “nemici interni” e costruisce muri (fisici e ideologici) anziché ponti. Il paradosso è che chi si dice “patriota” finisce per isolare il proprio paese e danneggiare proprio chi dice di voler proteggere: lavoratori, piccole imprese e cittadini comuni.
Per contrastarlo servono cultura, partecipazione e un’alternativa politica chiara e credibile. Dobbiamo parlare con la gente, dimostrare che il cambiamento vero passa per la solidarietà e non per l’odio. Purtroppo, la sinistra spesso ha lasciato troppo spazio ai populisti, non sapendo più comunicare con i ceti popolari. Bisogna tornare a fare politica tra le persone, nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole.
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