Per me, la normalità è questa: guardare in faccia chi ha bisogno e potergli dire, con semplicità e umanità, “Posso esserti utile in qualche modo?”. Spesso ci troviamo a parlare di “diversità” come di un muro che ci separa. Ma la verità è che non siamo fatti per essere fotocopie l'uno dell’altro: ciascuno di noi è unico, con le proprie esperienze, capacità e sogni.
Mi domando se sia giusto usare espressioni come “portatore di handicap”. Non sarà che a creare le vere difficoltà, il vero “handicap”, sia in realtà l’ignoranza di chi non riesce a vedere il valore che ogni persona porta con sé? Forse, chiudiamo le porte alla comprensione e alla solidarietà semplicemente perché non sappiamo come aprirle.
Tutto questo mi tocca profondamente, e mi porta a desiderare un mondo più inclusivo, più autentico. Un mondo in cui ci si riconosca non per le etichette, ma per la nostra capacità di accogliere, ascoltare e crescere insieme.
Essere diversi non ci rende distanti. Anzi, è proprio in questa diversità che possiamo trovare un punto di incontro, un’ispirazione, la forza di costruire una società che sappia mettere al centro la dignità e il rispetto per tutti.
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