lunedì 19 agosto 2024

L’algoritmo di Facebook e il caso Gerardina Trovato: quando una storia diventa virale

 

Viviamo in un’epoca in cui le storie non sono più solo raccontate dai media tradizionali, ma possono emergere, diffondersi e diventare virali grazie a un algoritmo. Uno degli esempi più emblematici di questo fenomeno è la vicenda di Gerardina Trovato.
Gerardina, una cantautrice italiana di grande talento, aveva raggiunto il successo negli anni '90, ma poi era lentamente scomparsa dalle scene, travolta da difficoltà personali e professionali. La sua storia sembrava destinata a rimanere nascosta, nota solo a pochi appassionati, fino a quando Facebook non ha deciso diversamente.
Ma cosa significa veramente "Facebook ha deciso"? Qui entra in gioco l’algoritmo, quella formula complessa che seleziona cosa viene mostrato nel feed degli utenti. Gli algoritmi di Facebook (così come quelli di altre piattaforme) sono progettati per massimizzare l’engagement, ovvero per proporre contenuti che potrebbero interessare, coinvolgere e, di conseguenza, far rimanere l’utente più a lungo sulla piattaforma.
Quando un numero sufficiente di persone inizia a interagire con un post, l’algoritmo interpreta queste azioni come un segnale che quel contenuto ha un valore potenzialmente virale. È esattamente quello che è successo con la vicenda di Gerardina Trovato. Un gruppo iniziale di fan o di persone che avevano a cuore la sua storia ha iniziato a condividere post, commentare e mettere "mi piace". A quel punto, l’algoritmo ha cominciato a spingere quei contenuti a un pubblico sempre più vasto, moltiplicando esponenzialmente la visibilità della vicenda.
Questo non è avvenuto perché una redazione ha deciso di raccontare la sua storia, né perché un giornalista ha scritto un articolo toccante. È stato l'algoritmo di Facebook a scegliere, in base a criteri puramente quantitativi, che quella storia doveva essere messa davanti agli occhi di milioni di persone.
E così, una vicenda che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta ai margini, ha catturato l'attenzione di un vastissimo pubblico. In pochi giorni, Gerardina Trovato è tornata alla ribalta. Non solo si è parlato di lei come artista, ma la sua storia personale, fatta di lotta, di difficoltà economiche e di isolamento, è diventata un simbolo del lato oscuro della fama e dell’abbandono che molte celebrità possono vivere una volta usciti dai riflettori.
Questo caso ci insegna molto su come funziona l’informazione oggi. Non sempre sono i giornali o le televisioni a decidere cosa diventa notizia. Sempre più spesso, sono gli algoritmi a fare questo lavoro, guidati da interazioni e comportamenti online che segnalano ciò che la gente trova interessante, commovente o semplicemente degno di nota.
Tuttavia, questo sistema ha anche i suoi rischi. Cosa succede quando l'algoritmo decide di ignorare una storia?
Quante vicende umane rimangono nell'ombra perché non raggiungono quella massa critica iniziale di attenzione? Inoltre, c’è il rischio di creare una bolla in cui vediamo solo ciò che conferma i nostri interessi o le nostre opinioni, tralasciando altri punti di vista o notizie di reale importanza.
Il caso di Gerardina Trovato è, dunque, un esempio potente di come il mondo dell’informazione sia cambiato. L’algoritmo di Facebook, con la sua capacità di far emergere storie che altrimenti non avremmo mai conosciuto, è uno strumento potente. Ma come ogni strumento potente, va utilizzato con consapevolezza, sapendo che le sue decisioni possono amplificare voci, ma anche lasciarne altre nell’ombra.

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