giovedì 4 luglio 2024

Quella volta che assistetti al concerto di RON

Era il 1980, un anno in cui la voglia di vivere e divertirsi pulsava forte nei cuori dei giovani italiani. L'aria di quegli anni era un mix di ribellione, creatività e speranza. La provincia romana, spesso dimenticata dalle grandi tournée, quella sera ospitava un evento speciale: il concerto di RON, in un piccolo stadio di calcio. Io e i miei amici, come molti altri, eravamo sul prato, pronti a lasciarci trasportare dalle note di uno dei cantautori più promettenti del panorama musicale italiano.

RON, al secolo Rosalino Cellamare, era già una figura di spicco nella scena musicale. Nato a Dorno nel 1953, aveva esordito giovanissimo nel mondo della musica e, a metà degli anni '70, era ormai un artista affermato. La sua voce calda e il suo talento nel comporre melodie accattivanti lo avevano reso un beniamino di molti. La sua discografia, all'epoca, includeva già brani che sarebbero diventati classici della musica italiana.

Il suo legame con Lucio Dalla era ben noto: i due non solo condividevano una profonda amicizia, ma avevano anche collaborato su diverse canzoni, creando un sodalizio musicale che avrebbe influenzato profondamente entrambi. Canzoni come "Piazza Grande" e "Anna e Marco" portano il marchio inconfondibile del loro talento congiunto.

Quella sera del 1980, lo stadio era gremito di giovani, famiglie e curiosi. L'atmosfera era elettrizzante, e mentre il sole tramontava, le luci del palco si accendevano, creando un'aura quasi magica. La gente era lì per divertirsi, per dimenticare per qualche ora le preoccupazioni quotidiane e immergersi nella musica.

Quando RON salì sul palco, il pubblico esplose in un boato di applausi. Iniziò a suonare i suoi pezzi più famosi, e ogni nota sembrava parlare direttamente al cuore di ciascuno di noi. Brani come "Il gigante e la bambina" e "Una città per cantare" risuonavano nell'aria, accompagnati dai cori del pubblico che non smetteva mai di cantare.

Io e i miei amici eravamo seduti sull'erba, sentivamo la musica vibrare attraverso di noi. Ogni canzone era un tuffo nelle emozioni, un viaggio attraverso le storie che RON sapeva raccontare così bene. La sua voce, calda e avvolgente, creava un'atmosfera intima, nonostante la folla intorno a noi.

C'era qualcosa di speciale in quel concerto, un'energia palpabile che univa tutti i presenti. Forse era la semplicità della location, forse era l'autenticità di RON, ma quella sera rimase impressa nella mia memoria come una delle esperienze più belle della mia giovinezza.

Il rapporto musicale con Lucio Dalla era evidente nelle interpretazioni che RON dava ai pezzi scritti insieme. Ogni nota, ogni parola, era intrisa di quella complicità artistica che li rendeva unici. Si percepiva l'influenza di Dalla nelle melodie, ma anche l'originalità di RON, capace di portare ogni brano a una dimensione personale e autentica.

La serata volò via troppo in fretta, e quando le ultime note risuonarono nello stadio, un applauso lungo e caloroso salutò l'artista. Lasciammo il prato con un sorriso, con le canzoni di RON ancora nelle orecchie e nei cuori.

Riflettendo su quella sera, mi rendo conto di quanto fosse speciale la musica di RON. Le sue canzoni avevano (e hanno ancora) la capacità di toccare corde profonde, di raccontare storie universali con una semplicità disarmante. La sua voce, le sue melodie, erano e sono un balsamo per l'anima, un rifugio sicuro dove trovare conforto e ispirazione.

Quella notte del 1980, in un piccolo stadio di calcio della provincia romana, ho vissuto la magia della musica di RON. Una magia che continua a vivere nelle sue canzoni, che ancora oggi ci parlano con la stessa intensità di allora. E ogni volta che le ascolto, ritorno a quel prato, con gli amici di una vita, immerso in un mare di note e emozioni.

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