📝 L’altro ieri, passeggiando per il centro di Taranto, mi sono imbattuto in un artista di strada intento a creare una meravigliosa scultura di sabbia. Mi sono fermato ad ammirare il suo lavoro, ma anche a riflettere su ciò che ci accomuna e su ciò che invece ci differenzia.
Lo guardavo e vedevo un uomo libero, un uomo che ha scelto di vivere secondo le proprie regole, al di fuori delle costrizioni di un lavoro stabile, di una routine imposta, di obblighi sociali soffocanti. Lui crea, esprime se stesso senza filtri, con le sue mani e con il tempo che decide di dedicare alla sua arte. La sua ricchezza è nella passione, nella caparbietà e nel coraggio di esistere senza compromessi.
Io, al contrario, sono stato per anni dentro un sistema fatto di doveri, di responsabilità lavorative e sociali, di battaglie sindacali e politiche. Ho scelto di dedicarmi agli altri, di lottare per un’idea di società più giusta, di spendermi per il bene comune. Ma in questo mio impegno c’è anche una gabbia: le regole, le strutture, il dover mediare sempre tra sogni e realtà.
E allora mi chiedo: chi è davvero libero? Chi segue la propria vocazione senza preoccuparsi di altro o chi lotta per cambiare le cose ma si trova sempre dentro un sistema che lo vincola? Non ho una risposta certa. Forse la verità sta nel mezzo. Forse la vera libertà è riuscire a trovare un equilibrio tra l’essere e il fare, tra l’arte e l’impegno, tra il sogno e la realtà.
O forse, semplicemente, è il modo in cui scegliamo di vivere che dà senso a tutto.
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