Sempre più persone si pongono una domanda legittima: l’algoritmo di Facebook è neutrale o ha una simpatia politica?
In teoria, i social dovrebbero essere piattaforme aperte, strumenti di connessione tra le persone, senza prendere posizione. Ma la realtà è ben diversa. Gli algoritmi non sono entità astratte: sono programmati da esseri umani, dentro aziende con interessi economici e – inevitabilmente – politici.
Negli ultimi anni, diversi studi e inchieste hanno dimostrato che Facebook può amplificare certe idee rispetto ad altre, in base a ciò che genera più interazioni e, quindi, più guadagni pubblicitari.
▶️ Post progressisti penalizzati? Alcuni attivisti di sinistra hanno denunciato che i loro contenuti vengono oscurati o raggiungono meno persone rispetto a quelli di destra.
▶️ Maggior visibilità per contenuti divisivi? Altri studi mostrano che i messaggi che generano indignazione e polarizzazione hanno un boost automatico dall’algoritmo.
▶️ Interessi privati e censura selettiva? Facebook ha avuto rapporti diretti con alcuni governi e aziende, limitando o favorendo certi discorsi in base alla convenienza economica.
Allora, l’algoritmo è di parte? Forse non nel senso di una scelta ideologica esplicita, ma sicuramente segue gli interessi di chi detiene il potere su queste piattaforme.
Ecco perché ogni dubbio è giustificato. Questi strumenti non sono neutri e chi gestisce la comunicazione di massa ha enormi responsabilità. Se lasciamo che pochi decidano cosa possiamo vedere e cosa no, il rischio di manipolazione diventa sempre più concreto.
Tu che ne pensi? Ti è mai capitato di vedere i tuoi post raggiungere meno persone senza motivo?
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