domenica 23 giugno 2024

Il mio primo concerto di Renato Zero (parte 2)

Quel giorno, sotto il tendone a stelle e strisce, l'aria era elettrica. L'eccitazione serpeggiava tra la folla come un vento caldo, portando con sé frammenti di cori entusiastici e risate impazienti. 
Ero lì, tra migliaia di volti, tutti in attesa dell'inizio dello spettacolo di Renato Zero. 
Era il mio primo concerto, e l'emozione era palpabile, un misto di trepidazione e gioia.

Le luci si abbassarono, immergendo il tendone in un crepuscolo irreale. 
In quel momento, il tempo sembrò fermarsi. Poi, dal buio, emersero due fari che tagliavano l'oscurità, svelando due altalene sospese, una a sinistra e l'altra a destra del palcoscenico che dondolavano. 
Su quelle altalene, due figure contrastanti: una vestita di bianco, l'altra di nero. Erano angeli, incarnazioni del bene e del male, che sussurravano frasi enigmatiche, quasi impercettibili, mentre una musica eterea cominciava a riempire l'aria. Il dialogo tra i due angeli ci trascinò in un mondo di ambiguità e sogno, dove la linea tra giusto e sbagliato, il bene e il male, il vero e il falso, era sfocata come un miraggio.

L'atmosfera era fiabesca, con luci stroboscopiche e colori vivaci che danzavano sulle figure degli angeli, creando un caleidoscopio di emozioni e significati. Improvvisamente, un'ombra scintillante si mosse sul palco. Era lui, era Renato, avvolto in un abito di paillettes che rifletteva ogni raggio di luce come un mosaico vivente. Il pubblico esplose in un grido unanime di entusiasmo e adorazione.

La prima nota di "No mamma no" risuonò nell'aria, e fu come se una corrente elettrica attraversasse la folla. 
Le canzoni si susseguivano, ciascuna con la sua storia, il suo ritmo, il suo mondo. "Paleobarattolo", "Sergente no", "Inventi", "Mi vendo", "Vivo" – ognuna era un tassello di un mosaico emotivo, un viaggio attraverso l'anima e l'immaginazione di Renato. I costumi cambiavano con ogni brano, ciascuno più appariscente e colorato del precedente, trasformando il palco in una sfilata di meraviglie visive.

Lo spettacolo raggiunse il suo apice con le note di "Il cielo". Fu un momento di pura magia. La melodia avvolse il tendone, e ogni nota sembrava penetrare l'anima, portando con sé un senso di infinito. 
Brividi scorrevano sulla schiena di ognuno di noi, uniti in un'armonia di emozioni e sogni. 
Era come vivere un sogno, un sogno condiviso, fatto di luci, lustrini e tanta fantasia.

Poi, improvvisamente, tutto finì. Le luci si riaccesero e la realtà fece il suo ritorno. Renato era già andato via, lasciandoci con i cuori pieni e la mente colma di ricordi. 
Mentre ci avviavamo verso l'uscita, cantavamo a squarciagola le canzoni del mitico Renato Zero, ancora immersi nell'oblio di quei momenti straordinari.

La zerofollia aveva colpito anche noi, e da bravi sorcini, sapevamo che, in quel momento, la nostra missione era appena iniziata. 
Tornando a casa, con il cuore leggero e la mente piena di visioni, sapevo che quel concerto era solo l'inizio di una lunga storia d'amore con la musica e l'arte di Renato Zero. Era un sogno che non avrei mai dimenticato, un sogno che avrebbe continuato a brillare nella mia memoria come le paillettes del suo abito sotto le luci del tendone a strisce.

#renatozero #zerofollia #sorcini #musica

Nessun commento:

Posta un commento

🪶 Il Grido del Silenzio

Non sempre i silenzi sono solo vuoti da riempire. A volte, gridano più forte di qualsiasi parola. È nei momenti di silenzio che ...