I racconti dei bambini coinvolti in questa triste realtà sono toccanti e strazianti. I genitori di questi piccoli schiavi si alzano all'alba per lavorare nelle campagne, lasciando i loro figli soli ad affrontare la giornata. Gli incontri familiari sono rari, e la necessità di crescere in fretta fa sì che molti di loro debbano imparare a cucinare, lavare i piatti e fare i compiti senza l'aiuto dei genitori.
Alcuni di questi bambini si trovano a vivere in alloggi di fortuna nei campi, in condizioni di isolamento. L'accesso ai servizi sociali, sanitari e al sistema scolastico è difficoltoso, e alcuni di loro rimangono invisibili agli occhi delle istituzioni. Molti hanno toccato con mano le drammatiche conseguenze dello sfruttamento subito dai propri genitori, come il racconto di un bambino di 9 anni che ha perso il padre mentre lavorava nei campi.
Il settore dell'agricoltura conta un alto numero di occupati irregolari, soprattutto stranieri non residenti. Le provincie di Latina e Ragusa, con i loro terreni fertili e i mercati ortofrutticoli, sono le aree più colpite. Le famiglie si trovano a lottare contro difficoltà economiche e sociale, vivendo spesso in condizioni abitative precarie.
La scuola diventa l'unico luogo dove questi bambini possono trovare un po' di supporto e speranza. Tuttavia, anche lì le sfide sono numerose, specialmente per i bambini stranieri che hanno difficoltà a ricevere un adeguato sostegno linguistico. La mancanza di tempo pieno e doposcuola gratuito e il lavoro spossante dei genitori contribuiscono all'esclusione sociale, aumentando il rischio di abbandono scolastico.
Le cifre parlano chiaro: il 27,8% dei ragazzi di 14-15 anni che lavorano ha svolto compiti particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e benessere psicofisico. Queste cifre sono allarmanti e richiedono un'azione immediata da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Save the Children chiede di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l'emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento. Solo con un intervento mirato e coordinato sarà possibile rompere le catene che tengono imprigionati questi bambini invisibili.
La storia di questi bambini ci deve spingere a riflettere e agire. Dobbiamo lottare per garantire loro il diritto all'infanzia, all'educazione e alla protezione. Nessun bambino dovrebbe mai vivere nell'ombra della sofferenza e dell'abuso. È nostro dovere combattere per dare loro un futuro migliore, dove i sogni e le opportunità non siano più negati. Solo allora potremo dire di aver compiuto il nostro dovere di società umana, sensibile e giusta.
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